Expo e dintorni. Le responsabilità della sinistra milanese
Provo simpatia e perfino invidia per la brava gente che dopo le devastazioni di Milano ha sfilato, ha creduto, ha ripulito. Non vedo grettezza bottegaia o filisteismo nell’irritarsi e reagire di fronte a un oltraggio violento al decoro di un ambiente di comunità, di una città. Li lodo e trovo che nessuna persona minimamente accorta in intelletto e sentimento potrebbe non farlo. La novità dei fanciulli e delle fanciulle condotti per mano a lavorare di spugna contro i graffitari e a chiedere conto dell’azione delirante e vaga dei casseur è generosa e importante, almeno sotto il profilo educativo. E forse erano i più piccoli per una volta che stavano all’avanguardia degli adulti, così spero.
Detto questo va aggiunto che, da come s’è messa retoricamente tutta la faccenda in questi giorni, si è sentito il profumo inconfondibile del falso e l’untuoso dell’ipocrisia, non nell’atto bensì nella sua comunicazione (comizi di piazza, discorsi pensosi, articoli di giornale, testi di mezzibusti, telefonate ispirate, titoli). A qualcuno doveva pur venire in mente che c’è qualche ritardo comunitario nel prendere atto della stupidità della protesta violenta, becera, della psicologia del boicottaggio contro la vita civile, contro gli idola fori come una fiera internazionale che parla di agricoltura e nutrizione o una linea ad alta velocità che buca le montagne, così come avvenne per una riunione a Genova dei governi d’occidente. Qualcuno doveva pur fare la semplice pensata: oddio, la sinistra di combattimento, quella ispirata dai grandi ideali che travolgono la gioventù con le belle e sante parole dell’indignazione, quella sinistra che governa la città di Milano, le sue università, le sue librerie, i suoi talk-show, le sue idee, le sue sensibilità, la sinistra che civetta da anni con i centri sociali, che non riesce a proteggere con autorità nemmeno la brigata ebraica il 25 aprile, ecco, forse qualche responsabilità nell’istupidimento baldanzoso e provocatorio di alcuni suoi figli ce lo ha. O vogliamo credere alla favola che si tratta solo di famigerati e anonimi black bloc, agenti del male nelle Gotham City dell’opulenza e della crisi, forse manovrati da qualche vicequestore in vena di strategia della tensione?
[**Video_box_2**]Si può chiedere la botte piena di compassione per i muri di Milano quando si abbia la moglie ubriaca, e magari anche i figli? Se trecento persone o trenta o tre si fossero presentate a delirare con mazze, maschere antigas, bombe molotov, e altra mercanzia, per le vie di Milano, sarebbero state arrestate e disperse in un baleno. Ma qui c’è dell’altro, c’è del marcio in questa felice terra di Danimarca, se i trecento giovani e forti potevano godere della protezione ideologica degli anti expo, degli scrittori che amano la parola boicottaggio, dei mille e mille codardi che non hanno mai speso una lira di tempo e di energia per ristabilire l’autorità dei fatti, specie davanti alle generazioni più recenti. Quanti di questi erano lì con la spugna a recitare la parte dei finti tonti? Ecco, dietro tanta decenza e dietro tanto decoro mi è sembrato di scorgere la renitenza o riluttanza ad ammettere che la sinistra milanese, a forza di bastonare il cane del suo nemico, ha inscenato nel tempo, e non solo a Milano, tante commedie indecenti e indecorose. Magari mi sbaglio, ma non so, non ne sono così sicuro.