Matteo Renzi con il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini (foto LaPresse)

Sulla scuola troppi annunci e pochi ideali, la riforma Renzi ammoscia pure gli studenti

Giovanni Maddalena
C’erano 200 studenti a protestare contro #labuonascuola renziana, qualche giorno fa a Torino. Numeri simili in altre città: le manifestazioni studentesche sono sempre più fiacche.

C’erano 200 studenti a protestare contro #labuonascuola renziana, qualche giorno fa a Torino. Numeri simili in altre città: le manifestazioni studentesche sono sempre più fiacche. Le occupazioni sono diventate prima un fenomeno stagionale invernale, poi autogestioni, poi cogestioni, ora siamo alle settimane o ai giorni della creatività. Fra poco scompariranno. Sociologi e politologi la dicono giusta: un problema di rappresentanza è un problema di perdita del senso dell’efficacia delle proprie azioni. Poi c’è l’individualismo e i mezzi tecnologici, la competitività capitalistica e lo schiacciamento del senso critico di video e televisione. Tutto sicuramente giusto, ma tutte le volte che lo si sente viene un po’ di disagio e un senso di vecchiezza. Del resto, tutti quelli che hanno meno di sessant’anni lo sanno perché sono cresciuti con persone che raccontavano loro quanto fosse forte l’impegno negli anni Sessanta e Settanta. La cosa curiosa è che ora però anche gli anni Ottanta e Novanta sono ricordati come momenti di grande impegno. Farei una scommessa sull’inserimento della prima decade duemila intorno al 2020. Allora forse c’è qualcosa che non torna.

 

Il concetto di “ah, ai miei tempi” è notoriamente detto in ogni letteratura e non c’è tempo attuale che vada bene, mentre quelli di prima erano sempre grandi tempi. La verità è che per ciascuno il tempo della giovinezza è quello dell’impegno e degli ideali. Certo, sembra che non valga per tutti ma in realtà anche gli ideali piccoli hanno spesso dentro di sé quelli grandi. Se gli studenti non vanno a protestare contro #labuonascuola non è perché non abbiano niente da dire al proposito in generale (in particolare sarebbe comunque strano che l’avessero, visto che le notizie di questo ddl cambiano ogni giorno e ogni ora) o perché la legge (oops, il disegno di una legge) sia particolarmente buona. Pensano che non valga la pena battersi non per insufficienza propria – a vent’anni niente di meglio che una causa persa (che secondo Josiah Royce erano le uniche vere cause) – ma perché in questi disegni e liti e beghe italiane interne non c’è niente di interessante per cui battersi. A 20 anni non si può essere renziani ma non si può neanche seguire vecchi nostalgici, di nessun colore e credo, come quelli che in nome dei loro bei tempi indicono la classica manifestazione contro la nuova legge sulla scuola. Forse, gli studenti hanno semplicemente l’opinione ben fondata che non siano queste le questioni vere e che non siano questi personaggi a deciderle. Quando ci sono questioni vere – basta pensare a #jesuischarlie, giusto o sbagliato che fosse – si muovono. Eccome! Forse è ora di ricordarsi che la comunicazione nasce dall’oggetto. Se la comunicazione non viaggia la prima ipotesi è che l’oggetto non sia degno. I ragazzi hanno buon gusto, per muoversi ci vogliono ideali grandi e strumenti adeguati.

 

[**Video_box_2**] Il successo di certe manifestazioni mondiali sull’ecologia, quelle di Hong Kong sulla democrazia, di Manif pour tous, di certe piattaforme di petizioni dimostrano che gli ideali devono essere adeguati nella sostanza e nelle dimensioni di un mondo globalizzato. Il solo profumo di quegli ideali ha fatto diventare Obama presidente, anche se poi ha dimostrato che di arrosto ce n’era poco, e la chiesa cattolica, dai sindacati globalizzati proposti da B-XVI alla battaglia per i poveri di Francesco, mantiene un certo fascino quando è se stessa. Ci pensi anche Renzi: un solo ideale vale mille annunci. E il vantaggio è che gli ideali non invecchiano, in nessun senso.

Di più su questi argomenti: