"Lost in Translation" di Sofia Coppola, 2003 

piccola posta

Facebook, Translate e Deepl applicati alla poesia, ce n'è di strada da fare

Adriano Sofri

Imbattendomi nelle bizzarrie di certe traduzioni, mi è venuta voglia di confrontare quelle dei diversi sistemi automatici quando un mio amico di Odessa ha postato i versi di Bella Achmadulina, del 1959, “Sulla mia strada, un anno dopo l’altro”. C'è dell'ubriachezza in giro

"Lasciami stare sulle pollastre…". 

Sarete anche voi ammirate, ammirati, dalla traduzione automatica istantanea di Facebook, post e commenti. Io lo ero tanto che ho cercato qualche informazione. Per es.: Facebook realizza una media di 20 miliardi di traduzioni ogni giorno sul proprio feed di notizie. E sta introducendo un nuovo sistema che renderà più veloci e accurate le traduzioni, “tra qualsiasi coppia di 100 lingue”, direttamente dall’una all’altra, senza passare dalla mediazione dell’inglese. Altre meraviglie si compiono sotto l’etichetta del Deep Learning, che non sono in grado di seguire. Però, imbattendomi nelle bizzarrie di certe traduzioni, mi è venuta voglia di confrontare quelle di Fb (associate dall’inizio con Microsoft) con quelle dei sistemi più usati: Google Translate e Deepl.com. Me ne è venuta voglia l’altro giorno, quando il mio amico di Odessa, Evgenij Golubovskij, ha postato una poesia di Bella Achmadulina, del 1959, “Sulla mia strada, un anno dopo l’altro”. Dal russo, dunque. La versione Fb a un certo punto faceva sobbalzare: 

“L’azienda dei miei amici è stata lanciata,
nelle loro case non c’è musica o canto,
e come prima le ragazze Dega
piccioncini di una piuma.
/…/ Oh solitudine, quanto è figo il tuo carattere!
/…/ Le tue coccole, appiattite da te,
Mi consolerò, appoggiato al tuo petto,
Mi laverò con il tuo piccione freddo.
Lasciami stare sulle pollastre nella tua foresta…”.

C’è dell’ubriachezza in giro, eh. Vediamo, assai più sobrio, Deepl:
“Gli affari dei miei amici sono trascurati,
Nelle loro case non c’è musica, non si canta, 
e solo, come in precedenza, le ragazze Degas 
sono le ragazze Degas, e quelle con i capelli blu 
stanno riordinando le loro piume. /…/
O solitudine, come è ripido il tuo carattere! 
/…/ Il tuo tesoro, il tuo tesoro, tu sei il tesoro del mondo,
Mi consolerò appoggiandomi al tuo petto,
Mi laverò nel tuo blu freddo.
Lasciatemi stare in punta di piedi nel vostro bosco/…/”.

E ora Google Translate:
“Gestire le azioni dei miei amici,
non c’è né musica né canto nelle loro case,
e solo, come prima, ragazze Degas
i piccioni raddrizzano le penne. /…/
Oh solitudine, quanto è bello il tuo carattere! /…/
Il tuo tesoro, accarezzato da te,
Mi consolerò, appoggiandomi al tuo petto,
Mi laverò con il tuo freddo blu.
Lasciami stare in punta di piedi nella tua foresta /…/”.

Infine, la versione dalla raccolta “La fiaba della pioggia” uscita per Spirali a cura di Fabiola Giancotti, 2013.
“Sono neglette le occupazioni 
degli amici. Nelle loro case
non c’è né musica né canto.
Soltanto, come un tempo,
le fanciulle di Degas si lisciano 
le penne azzurrine. /…/
O solitudine, come aspro il tuo carattere! /…/
Chiamami allora a te e offrimi 
un premio, sarò la tua beniamina. 
Colei che ricolmi di carezze.
Mi consolerò stringendomi al tuo petto,
mi laverò nel tuo gelo azzurro.
Lasciami in punta di piedi
nella tua foresta /…/ trovar le fronde /…/”.

C’è ancora molta strada da fare, benché moltissima se ne sia fatta. Intanto, abbiamo ricordato Bella – bellissima, era – Achmadulina.

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