Donatello a Palazzo Strozzi, dal sito della mostra a Firenze 

piccola posta

Serata alla mostra di Donatello

Adriano Sofri

Era buio, pioveva, il mio sentiero era zuppo, sono andato in città. L'esposizione apre fino alle 11 di sera, il giovedì, e si può entrare fino alle 22. L’ora migliore, negli ultimi minuti si resta pressoché soli con Donatello e gli altri – Masaccio, per esempio, i due se la intendono

Giovedì, un’altra giornata esasperante. Putin e Shoigun seduti uno di fronte all’altro, Putin incastrato nel suo seggiolone come se ne facesse parte, l’altro seduto sull’orlo del suo per essere più pronto a scattare in piedi o cadere in ginocchio, a rapporto su Mariupol. Era buio, pioveva, il mio sentiero era zuppo, sono andato in città. La grande mostra di Donatello apre fino alle 11 di sera, il giovedì, e si può entrare fino alle 22. L’ora migliore, negli ultimi minuti si resta pressoché soli con Donatello e gli altri – Masaccio, per esempio, i due se la intendono. E poi col buio i finestroni di Palazzo Strozzi riflettono le figure, e io, come gli scolari, fotografo le cose solo quando si rispecchiano, il David di Donatello giovane nei vetri, il campanile di Giotto nelle pozzanghere di Piazza del Duomo.

Magnifica, la mostra – l’altra parte è al Bargello, lì bisogna andare di giorno. C’era un ragazzo, malaccio in arnese, dava fiducia, era tornato indietro a riguardare il Giovanni Battista della cattedrale senese, tirato fuori dalla sua cappella, che non si era mai potuto vedere così bene, girandoci attorno. Sei uno scultore? – gli ho chiesto. Avevo provato, ha detto, ma di scultura non si può vivere, sono passato a generi più appetibili. Sono quasi cinquant’anni che non do consigli, ma era giovedì sera, eravamo sconosciuti, per giunta con le mascherine, e io ho l’età di Donatello quando morì, morì vecchio, e gli ho detto: Fottitene dei soldi. Potevo permettermelo, non so scolpire, ma non ho soldi. Ha annuito, non per farmi piacere, credo: come se in fondo fosse già la sua idea. 

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