piccola posta

Imprese di Dumont D'Urville, protagonista della corsa al sud più estremo

Adriano Sofri

Arringò l’equipaggio alla sua odissea: “Io vi condurrò più arditamente e più lontano di quanto potete immaginare”. Mantenne la promessa. E in uno dei suoi tanti giri si portò a Parigi la Venere di Milo

I primi decenni dell’Ottocento videro svolgersi una corsa convulsa al record del sud più estremo. Uno dei protagonisti fu Dumont d’Urville. Era partito da Tolone il 7 settembre del 1837 con due navi, l’Astrolabe e la Zélée. L’8 gennaio del 1838 salpò da Puerto Hambre – Port Famine – nell’odierna regione cilena di Magellano, dove i naviganti diretti al sud depositavano le ultime lettere, confidando nelle navi di ritorno al nord. D’Urville arringò l’equipaggio alla sua odissea: “Io vi condurrò più arditamente e più lontano di quanto potete immaginare”. Mantenne la promessa. Per andare ancora oltre, provò a usare la sua corvetta come un rompighiaccio. L’Astrolabe cozzò di prua nel ghiaccio che la serrava, ma riuscì solo a penetrarvi per il doppio della sua lunghezza, e dovette arrendersi. 

Fu protagonista di altre epiche imprese marinare. Ma la voce più brillante del suo curriculum aveva riguardato l’imbarco sulla Chevrette in qualità di ufficiale dello Stato Maggiore. Nel 1820, mentre la nave era alla fonda a Milo, nell’Egeo, d’Urville passava il tempo con un pastore, il quale lo portò a vedere una statua femminile che aveva appena dissotterrato. D’Urville la trovò molto bella e ne avvisò l’ambasciatore francese a Costantinopoli. Intanto il pastore l’aveva svenduta a un pope. Il segretario dell’ambasciatore alzò il prezzo. La Venere di Milo andò al Louvre. Il guardiamarina D’Urville fu promosso tenente di vascello. 

D’Urville morì nel 1842, con tutta la famiglia, in treno, di ritorno da Versailles, dov’erano andati a vedere i giochi d’acqua, nel primo disastro ferroviario della storia di Francia.

Di più su questi argomenti: