Photo by Patrick Tomasso on Unsplash 

piccola posta

Un solo ricordo preciso e meschino di Celati, la sua traduzione di Melville

Adriano Sofri

Lo scrittore aveva tradotto le parole decisive di Bartleby lo scrivano ("I would prefer not to") con "avrei preferenza di no". Una scelta forse artificiosa, ma che probabilmente lui sentiva nell'originale

Ho riletto ieri gli appunti inesorabili di Gianni Celati in morte di Italo Calvino, pubblicati nel 1996 nella collana Riga e ripubblicati nel 2015 da Doppiozero. C’è questo periodo: “Tutti i giornali riportavano la notizia della morte di Italo in prima pagina, ma non c’era un solo articolo che valesse la pena di esser letto”. Era come un avvertimento. Ho trovato sui giornali di ieri cose che valevano la pena di esser lette, comunque. E non correvo il rischio di commemorare me in morte di Celati: l’ho letto poco, e solo molti anni fa. Saprei dirne solo un ricordo preciso e meschino: la sua traduzione delle parole decisive di Bartleby. “Avrei preferenza di no”, così Celati tradusse “I would prefer not to”. Non ho alcuna competenza linguistica, ma ero e sono attaccato alla versione semplice e forte: “Preferirei di no”. In quella di Celati sento un’artificiosità, lui probabilmente la sentiva nell’originale e voleva renderla così. (Insopportabile è la traduzione di altri, “Preferirei non farlo”, che introduce un singolo verbo in luogo di tutti i verbi del mondo sottintesi da Melville). Mi aspettavo che Celati rinunziasse a distinguersi su quel punto decisivo. Aveva una bella faccia, in certe fotografie un po’ ironiche sembra dire: Preferirei di no.

Di più su questi argomenti: