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piccola posta

“Homo sum, humani nihil a me alienum puto”. Elogio della buona indiscrezione

Adriano Sofri

Il classicista e antropologo Maurizio Bettini riflette a partire dalla commedia di Terenzio: Non bisogna temere di forzare un po’ la barriera dietro la quale sta colui che ci è estraneo, e farlo diventare il nostro prossimo – il nostro vicino

Ci sono frasi diventate così proverbiali da farne dimenticare l’origine. Maurizio Bettini riflette sull’indiscrezione muovendo dall’Heautontimorumenos (il punitore di se stesso) di Terenzio. Il vecchio Menedemo si tormenta faticando dall’alba al tramonto alla propria terra. Il vecchio Cremete non se ne capacita, vorrebbe convincerlo a parlarne, come si fa fra vicini, e a prenderla più lievemente. Menedemo lo liquida: non hai di meglio da fare che impicciarti dei fatti altrui? Il benintenzionato Cremete si sente dare dell’indiscreto: uno che non si fa i fatti suoi. Ed è qui che replica: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”. Sono un uomo, e non c’è niente di umano che mi sia estraneo. 

Staccata dal suo contesto, la risposta diventa un manifesto di umanismo. Rimessa nel contesto, è una manifestazione affabile di umanità, e un elogio, dice Bettini, dell’indiscrezione, o almeno di una sua buona misura. Non bisogna temere di forzare un po’ la barriera dietro la quale sta colui che ci è estraneo, e farlo diventare il nostro prossimo – il nostro vicino. 

La sentenza ha fatto poi le strade più diverse. Dostoevskij la fa pronunciare al diavolo nei Karamazov: “Satana sum…”. Il marchese de Sade le fa aprire “Le 120 giornate di Sodoma”. Il grande glottologo Jakobson la variò brillantemente pro domo sua: “Linguista sum, linguistici nihil a me alienum puto”. Carl Gustav Jung ne aveva fatto il proprio motto. L’associazione Intersos l’ha adottato come proprio principio fondatore. Eccetera eccetera. 

Maurizio Bettini aveva intitolato Homo sum. Essere "umani" nel mondo antico, un suo libro Einaudi del 2019. Ora quell’elogio dell’indiscrezione, uscito la prima volta nel 1987, è un capitolo della raccolta di saggi per le edizioni romane Mauvais livres: La lussuria è una lepre bisessuale. Mostri, marionette e luoghi fantastici (190 pp., 25 euro). Introducendola, Bettini dice che “per tutto il tempo che ha scritto, è stato felice”, e augura che “anche solo una scintilla” di quella felicità si accenda nella mente o nel cuore di chi prenda in mano il libro: succede, infatti, e una scintilla, come diceva Terenzio, o qualcun altro, può incendiare una prateria.