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Il Duomo di Siena ci rende grati per la sconfitta dell'iconoclastia

Adriano Sofri

I pavimenti della cattedrale sono una meraviglia scoperta e visitabile fino al 16 ottobre dove è raffigurato tutto, dalle storie sacre alla Fortuna nuda di Pinturicchio, un lavoro di ispirato splendore e di genio artigiano. Siamo osservatori privilegiati

A Siena, fino al 16 ottobre, è scoperto e visitabile (perfino in visite notturne: ma sono tutte esaurite) l’intero pavimento del Duomo. “Il più bello, grande e magnifico che mai fusse stato fatto” (Vasari). Anche solo aver immaginato una simile meraviglia mostra a quale sicura magnanimità fossero arrivati gli artisti senesi e i loro committenti, e quale fedeltà permettesse di continuare l’opera per secoli. Bellezza e sontuosità dei pavimenti di pietra, specialmente dei mosaici, sono un antico desiderio degli umani, non so se precedente o successivo a quello dei tappeti, pavimenti mobili e portatili. Le oltre cinquanta tarsie di Siena di marmi graffiti e commessi, uno svolgimento cinematografico inebriante, fanno più che mai benedire la vittoria sull’iconoclastia.

Raffigurare tutto, anche le storie sacre, anche la Fortuna nuda di Pinturicchio, attraverso un lavoro di ispirato splendore e di genio artigiano, nella cattedrale della fede, e figurarsi una competizione diretta fra pavimento e soffitto, cielo e terra, e fedeli comuni che tenessero gli occhi bassi a mirare le storie bellissime o distrattamente le calpestassero, per secoli – che gran privilegio: noi siamo, com’è giusto e ci si addice, quelli che vengono a guardare e a camminare sopra coperture e velature chimiche che proteggano l’opera dei nostri maggiori, e ogni tanto, in occasioni speciali, a camminare attraverso un corridoio labirintico che permetta di osservarla intera, un piccolo giubileo. Questa sontuosa familiarità dei pavimenti è una bella eredità pagana, rinnovata dai soggetti della storia sacra, e capace di rivalutare il basso, mescolando bellezza e usura, capolavori d’arte e solenni lastre sepolcrali consumate dai passi. In un programma grandioso come quello del pavimento istoriato della cattedrale senese era tuttavia contenuto il futuro numero chiuso, l’orario limitato e il percorso transennato dei miscredenti a venire. 

P.S. Nella cripta lì sotto, fino al 2 novembre, c’è una mostra resa preziosa dalla tavoletta di Masaccio, prestata dagli Uffizi, con la Madonna che tocca con l’indice e il medio il collo del Bambino, forse per benedirlo, ma lui sembra ridere e allontanare con le manine la mano della madre: così la si è chiamata Madonna del Solletico.