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piccola posta

Libero biodinamico in libero stato. Ma non fatene una religione

Adriano Sofri

La difesa delle pratiche agricole incriminate non spiega quale dottrina scientificamente fondata le separi dall'agricoltura biologica. Anzi, i sostenitori passano continuamente dal biodinamico al biologico. Allora perché giustificarne la menzione nella legge?

Sergio Staino visitò una fattoria biodinamica e ne ebbe un’eccellente impressione. Inoltre, è amico di Carlin Petrini (anch’io, benché lo frequenti troppo poco). Queste e altre circostanze di cui non so l’hanno impegnato in una strenua difesa del biodinamico nella nota polemica. Mi ha invitato a motivare la mia opinione, diversa dalla sua, benché io non sappia niente della materia, e solo coltivi alla buona, a mezzadria coi cinghiali, il mio metro quadro d’orto. Per la stessa ragione, dopo aver commentato con partecipazione la nuovissima esperienza virale che mi aveva colpito con tutti i miei simili oltre un anno e mezzo, dopo un mesetto decisi che non avrei più detto niente e avrei soltanto aspettato il vaccino che mi competeva – AstraZeneca, uno e due. E smesso di guardare la televisione, se non per gli Europei di calcio, sul quale avevo solo bisogno di un piccolo aggiornamento, e l’ho avuto: tutto si basa sulle ripartenze. Dunque, per fare scontento Sergio, ho letto alcune decine di articoli sul tema dell’agricoltura biodinamica (e di altre denominazioni, sinergica, rigenerativa, naturale, permacultura, eccetera). 

Franz Kafka incontrò Rudolf Steiner e non ne fu incantato, tutti due furono nemici dei vaccini, mannaggia. Ma mi dichiaro immune dal pregiudizio antisteineriano. Mi recai in un pellegrinaggio scrupoloso a Dornach, al secondo Goetheanum marmoreo progettato da Steiner e alla memoria del primo, ligneo e incendiato dai precursori di quei nazisti cui vedo accostato il nome di Steiner (morto nel 1925, e già nel 1921 denunciato da Hitler come “agente dell’ebraismo”) in alcuni compendi frettolosi. La mia lettura arriva, senza pretese, a questa conclusione: che tutto quello che si sostiene in favore dell’agricoltura biodinamica non spiega quale pratica scientificamente fondata la separi dall’agricoltura biologica, e dunque giustifichi una menzione particolare nella legge votata al Senato, che la dichiara “equiparata”. Se è vero che l’agricoltura biodinamica soddisfa i requisiti della biologica, non c’è bisogno di quella distinzione nella legge. Se si vuole che le sia riconosciuto qualcosa in più, bisogna che il qualcosa in più si possa provare o riprovare, ciò che non avviene per procedure come le connessioni astrali (di Steiner o di madame Thun o comunque variate) o come le più singolari combinazioni di corna riempite e ratti scuoiati. Che sono del tutto lecite ma non raccomandabili per legge.

La modestissima idea che mi sono fatto, oltretutto, è che queste procedure non abbiano a che fare con i metodi tradizionali di coltura in cui si depositano insieme superstizioni, riti e sapienza di contadine e contadini; e che invece Steiner, geniale com’era, e bruciato da un’ansia di coprire l’intero universo di esperienza spirituale in una vita che oltretutto si ruppe prima del tempo, escogitò ex novo quelle procedure per rendere del tutto originale la sua antroposofia rispetto alla teosofia alle massonerie e ai saperi iniziatici tradizionali: idea che mi rende più simpatiche le sue corna ripiene, come ogni tentativo di guardare alla vita con gli occhi della prima volta, benché non affidabili. Ora, se i prodotti biodinamici sembrano ad alcuni – in numero rapidamente crescente – più buoni, così da motivare i prezzi più alti (o viceversa, come succede: chello ca costa ’e cchiù) non c’è alcuna ragione di lamentarsene

Negli scritti cui Staino mi ha costretto, utile capitolo della rieducazione permanente (quanto all’istruzione, Steiner – toh, sono quasi omonimi – ha detto e fatto cose molto apprezzabili, e l’origine sociale della Scuola Waldorf resta preziosa), i sostenitori o i problematici passano continuamente e con naturalezza dal biodinamico al biologico, dando ragione a chi trova incongrua la menzione dell’aggettivo nella legge. E per di più incoccando una freccia all’arco vorace di chi attacca il pensiero magico in nome di un pensiero scientifico pronto a sacrificare su qualunque scala biodiversità e rianimazione della terra esausta, a dichiarare all’ingrosso irrazionale la rinuncia ad antibiotici, diserbanti, insetticidi e concimi chimici. Come dice Carlin Petrini, “strano che chi coltiva in modo naturale sia sottoposto a controlli e lo debba dichiarare, mentre chi usa chimica a manetta non è soggetto a nessuna verifica”. 

Sono però in pieno dissenso da Sergio che chiama “pogrom” la campagna (incredibilmente solitaria, dapprima) di Elena Cattaneo. E con i paragoni che impiega, qualcuno spiritoso. “Ma davvero si ha paura di un rito che prevede la collocazione nel terreno di un corno di vacca primipara riempita di letame? Che danno può fare lo spruzzamento di acqua cosiddetta benedetta a un bambino ancora in fasce perché possa accedere a un presunto paradiso? …Che danno può fare la preghierina della notte che le nonne ci hanno sempre insegnato? O piegarsi a terra a pregare Allah in direzione della Mecca? O far venire il prete a benedire la casa in cui viviamo? O toccarsi i cabbasisi quando si parla di morte? … Non ne posso più. Ripeto: non credo per nulla alle pratiche più o meno esoteriche della biodinamica ma lotterò fino alla morte, perché le possano liberamente fare”. 

Il fatto è che il rapporto fra il cattolicesimo e lo stato italiano è regolato dal Concordato, dall’art. 7 e dall’accordo di Villa Madama: possiamo rammaricarcene più o meno, così è. Qualcosa di analogo regola più o meno decentemente la preghiera alla Mecca o altre religioni storiche. Quando il biodinamico volesse diventare una religione rivelata con una sua chiesa statalmente riconosciuta dovrebbe solo seguire la trafila appropriata. La preghierina della nonna non è mai comparsa in una legge dello stato, e nemmeno la benedizione delle case, e tanto meno – sebbene sorprenda – il tocco dei cabbasisi, né diretto né equiparato, né per vietarlo né per renderlo obbligatorio. Dunque la rassegna di superstizioni e di riti è del tutto incongrua col tema. Quanto alla libertà degli agricoltori biodinamici di praticare i loro metodi, nessuno l’ha messa in discussione, e tanto meno la legge votata in Senato se cassasse l’aggettivo biodinamico. Ha un suo marchio, Demeter, privato e ormai antico (non esclusivo, e questo è un problema ulteriore) e con quello va al mercato. 

Anche Luca Colombo sul manifesto avverte che “il giorno di Sant’Antonio Abate Coldiretti e Associazione italiana allevatori portano gli animali a Piazza San Pietro per la benedizione. Si tratta di organizzazioni che godono di consistenti erogazioni pubbliche”. Ma non direi che le erogazioni siano condizionate alla benedizione papale. 

Ho un’ultima osservazione. Ci sono circostanze in cui una parola basta a liberare o incancrenire un problema (la più esemplare e drammatica per noi è l’ostinazione a chiamare genocidio la persecuzione che va sotto il nome delle foibe). La legge sull’agricoltura biologica ha solo una paroletta in più. “E’ necessario e sufficiente che questo termine venga eliminato dal testo”, conclude la (durissima) Accademia dei Lincei.