Pedro Castillo festeggia la vittoria alle elezioni in Perù (LaPresse) 

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Alle elezioni in Perù, conta anche il richiamo della foresta

Adriano Sofri

Del candidato Castillo si conoscono i problemi con i diritti delle donne e delle persone. Ma la rivale è l'erede di Fujimori, titolare di un regime di corruzione e terrore di stato. Per questo mi sono augurato la vittoria del maestro elementare che ha per programma istruzione e salute

Mi sono augurato senza esitazione la vittoria di Pedro Castillo nelle elezioni presidenziali in Perù. Un richiamo della foresta, direte, per un candidato maestro elementare, figlio di contadini di montagna analfabeti, terzo di nove fratelli e sorelle, che si dice marxista e alla vigilia del primo turno era accreditato di meno del 4 per cento dei voti. Non è proprio così, benché il richiamo della foresta nel Perù amazzonico non sia un modo di dire, e anche le biografie deamicisiane contino, tanto più quando la rivale al ballottaggio è Keiko Fujimori, continuatrice del titolare di un regime di corruzione e di terrore di stato. Gli inviati all’indomani del primo turno riferirono di aver trovato Castillo, che era arrivato primo col 19 per cento in una pletora di venti candidati, col sombrero di palma in testa e i piedi scalzi che tornava dall’aver governato la mucca.

Castillo è anche uno che si oppone all’aborto e non vuole sentir parlare di matrimoni omosessuali. La sua insegna è un mozzicone di matita, il suo programma l’istruzione e la salute (il Perù ha il record mondiale dei morti di Covid, rispetto alla popolazione), la sua parola d’ordine che non devono esserci poveri in un paese ricco. Intanto bisogna che regga ai tentativi di Keiko e della buona società, imprese minerarie in testa, di farlo passare per un terrorista di Sendero Luminoso, un confiscatore della proprietà privata, e di sabotarne la vittoria. Poi proverà a governare un paese in cui sono passati 4 presidenti in 5 anni, i più con destinazione la galera. E’ molto probabile che riservi a tanti, me compreso, grandi delusioni. Per questo, nonostante quello che già so di lui rispetto ai diritti delle donne e delle persone, e quello che mi aspetto dal suo incontro con il vento contrario, sono stato dalla sua. Se rimpiangerò di averlo fatto, mi ricorderò che della vittoria di Keiko avrei pianto dieci volte tanto. 

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