Foto di Kinga Kołodziejska su Unsplash 

Piccola Posta

Bionda e dagli occhi chirghisi, bella come madame Claudia Chauchat

Adriano Sofri

I suoi modi potevano irritare e al contempo incuriosire. Una noncuranza spettacolare, sembrava la protagonista della Montagna incantata di Thomas Mann. Una piccola storia a due passi da piazza del Campo

 

Cara Renata Colorni, caro Luca Crescenzi, dopo aver citato la vostra Montagna magica, già Montagna incantata, mi è venuta voglia di raccontarvi un episodio cui sono affezionato. Comincia con l’impresa di un mio carissimo compagno e amico, Gianni Brunelli, e di sua moglie Laura. Gianni era nato a Montalcino – “il Brunelli di Montalcino” – ed era stato operaio all’Ignis di Siena, molto combattivo e molto amato. La sua intelligenza cordiale e spiritosa gli guadagnava subito la fiducia del prossimo. Contando su quel patrimonio di simpatia e sulla sua senesità appassionata (Contrada della Tartuca), Gianni era riuscito a farsi affidare i locali di una antica bottega in via del Porrione, a due passi dalla piazza del Campo e dalle Logge del Papa, dagli anziani proprietari, che avevano preferito lui spiantato agli offerenti stranieri e opulenti. Nacque così l’Osteria Le Logge, e nel giro di qualche anno diventò uno dei locali più accoglienti e prestigiosi di Siena.

 

Su quella prima fortuna, Gianni costruì la seconda impresa, comprando l’uliveto e la vigna di Montalcino che suo padre aveva lavorato, su un pendio che guarda all’Amiata. Era una storia così bella che gli dei ne ebbero invidia, Gianni morì nel 2008, a sessant’anni, Laura restò a continuare. Questa era la premessa, ed ecco la piccola storia. Oltre ai due piani di sale coi tavoli, Le Logge avevano un tavolo all’ingresso, fra la cucina a vista e il bancone con la cassa, sul quale si accampavano gli avventori spicci e gli amici, io compreso. Alla fine della cena i clienti stranieri, ormai conquistati da cibi, vini e conversazione, dopo aver pagato al banco e scambiato le ultime battute, all’uscita si voltavano in cerca di un saluto finale, che li facesse sentire più di casa. Così mi ero offerto a Gianni e Laura come ultimo salutatore dei clienti internazionali, che voltandosi trovassero un sorriso, una mano alzata, e un arrivederci. L’avrei fatto per una cifra modica, promisi. La cifra modica l’avrei messa io, precisai.

 

Bene, una sera fui colpito dall’entrata di una donna giovane e bella di aspetto nordico e di aria distrattamente spavalda, che fece sbattere la porta a vetri. E lo rifece all’uscita. Si poteva esserne irritati, e comunque incuriositi. Chiesi di lei, era tedesca, un’architetta, avventrice abituale. La volta successiva, dopo la porta sbattuta, la invitai a sedere con noi, a bere qualcosa e fare due chiacchiere. La conversazione fu subito confidenziale, sicché le dissi che la noncuranza spettacolare delle sue entrate e uscite con la porta sbattuta mi aveva ricordato la meravigliosa protagonista della Montagna incantata (non ancora Magica), madame Claudia Chauchat: aveva letto il romanzo di Thomas Mann? Non ancora, mi disse, lo leggerò. Non ci eravamo presentati fino al momento di salutarci. Lei disse il suo nome: Claudia Mann. 

 

Postilla. Non la vedo da molti anni, ieri ho chiamato Laura Brunelli, così ho saputo che il “Brunello di Montalcino 2016 – Le Chiuse di Sotto”, che sta per arrivare sul mercato, ha ricevuto a dicembre dal Wine Advocate di Monica Larner il punteggio massimo, 100/100. Che colpo. Ci siamo detti che Gianni deve ridersela di cuore, da qualche parte, con quella faccia che significa: “Ve l’avevo detto io”. Claudia sta bene, dice Laura, te la saluto. La saluto anch’io da qui, lei, la sua treccia e i suoi occhi chirghisi.  

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