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Piccola Posta

Il digiuno come una allegra fantasia

Adriano Sofri

Partecipo allo sciopero della fame promosso da Rita Bernardini e seguito da tanti altri: lo immagino bene cosa sia stare in galera in un tempo come questo

Queste poche righe per dire che partecipo al digiuno promosso da Rita Bernardini e seguito da tante e tanti, detenuti e liberi. Partecipo perché so immaginare, e lo immagino tutti i santi giorni, tutte le chiare notti, che cosa sia stare in galera sempre e in un tempo come questo. Anche starci da guardiani. Si muoiono dirimpetto, guardiani e guardati. Non credo, naturalmente, che misure ovvie come un’amnistia o un indulto siano alla portata degli sciagurati che hanno qualche porzione di potere, e questa coscienza di una causa persa per l’oggi e per il domani – per dopodomani, chissà – è un’altra ragione per partecipare. La ripugnanza per i piccoli Franti compiaciuti di infierire su uomini legati mani e piedi non è una ragione per fare o per non fare niente, solo della ripugnanza. Un digiuno solitario, in una casa solitaria, in un dicembre solitario, è niente, quasi solo un ricordo. Oppure una allegra fantasia. Passa Rita B.: “Dove vai?”, le dico, lei mi risponde e aggiunge: “Che fai, non vieni?”. Che faccio, non vengo? 

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