Sergio Staino (foto Ansa)

Piccola Posta

La relatività relativa di Sergio Staino

Adriano Sofri

Ha appena pubblicato una sontuosa antologia di quarantun anni di Bobo. A 80 anni suonati e disegnati invece di tirare i remi in barca mette ancora sé per l’alto mare aperto

Sergio Staino ha preso il Covid al balzo per non frequentarmi, e ha dispiegato un attivismo creativo sensazionale, mentre io, dall’altro versante del colle, stentavo a persuadere i cinghiali a ridurre le visite e lasciar maturare i miei sudati pomodori. Per Rizzoli Lizard Staino ha pubblicato una sontuosa antologia di quarantun anni di Bobo, “Quel signore di Scandicci”, dedicato all’amata Bruna, introdotto dalla bellissima Dacia Maraini, 400 pagine, “meno di 5 euro al chilo”. E’ bellissimo, dice l’autore: è vero. Dice: “Cosa c’è di più bello di un Natale chiusi in casa, vicino al caminetto o comunque vicino a uno scaldino, ridendo da soli leggendo questo libro di Sergio Staino?” (Ora, per fare rima con vicino e scaldino, qualcuno si persuaderà che si dice Staìno: no, Stàino!).

 

Appena prima era uscito “Quell’idiota di Bobo”, per la Nave di Teseo, col testo di Mario Gamba e Marco Feo, filosofi e storici dell’arte e artisti e fumettisti, impegnati ad annoverare Bobo fra gli emuli del principe Myshkin, l’uomo perfettamente bello e buono, dunque buonista. Sottotitolo: “In difesa del buonismo nella vita, nella satira e nella politica”. (Con l’approvazione di Sergio Givone, autore di riferimento per la lettura di Dostoevskij filosofo). Un po’ prima era uscita la collezione delle storie sull’Avvenire, quotidiano che sarà specialmente ricordato, fra molti meriti, forse per aver fatto entrare Staino, forse per averlo fatto uscire, e comunque tutt’e due: “Hello Jesus”, ed. Giunti, introduzione di Morgan, matto da slegare. Poi c’è il libro dedicato da giornalisti dell’Unità al centenario del Pci, “Care compagne e cari compagni”, ed. Strisciarossa, pref. di Livia Turco, vignette di Ellekappa e Staino. Poi ci sono i disegni quotidiani sulla grande stampa, e quelli che Staino non fa mancare a chiunque glieli chieda per una buona causa o senza causa apparente. Poi c’è la presidenza del Club Tenco, cui il Covid non ha impedito di premiare Ramy Essam, il musicista egiziano di piazza Tahrir che vive esule in Finlandia. Poi chissà quali e quante altre cose. A 80 anni suonati e disegnati, picciola vigilia dei nostri sensi ch’è del rimanente, c’è chi invece di tirare i remi in barca mette sé per l’alto mare aperto, sempre acquistando dal lato mancino. Dev’essere grazie all’inclinazione all’autocritica, per la quale Bobo va celebre. Il guaio dell’autocritica è che ogni volta che di nuovo ti viene un’idea da dire perentoriamente, una piccola voce interiore ti avverte delle innumerevoli volte precedenti, e della relatività del tutto. Ma di relatività assoluta non si vive, come del solo pane: di relatività relativa sì.

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