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Piccola Posta

Di Baudelaire, Gucci e i saccheggi di Torino

Adriano Sofri

Mentre in Cina si fanno file davanti alle boutique delle grandi firme, in Italia i negozi del lusso sono depredati da facinorosi

Tra le notizie sulle vetrine sfondate e i saccheggi di via Roma a Torino, Louis Vuitton, Apple eccetera, spicca il brand Gucci, il prediletto. Alcune cronache, non so se colorando un po’ le cose, dicono di saccheggiatori impegnati a contendersi manescamente i bottini di borse. Una versione incappucciata e populista del “revenge shopping”, formula che avevo appena trovato sul Sole 24 ore: designa la “voglia di rivincita dopo la fine del lockdown” che ha portato i cinesi a code chilometriche alle boutique di lusso, comprese le grandi firme italiane, sicché le vendite della moda segnano un aumento del 5 per cento nella Repubblica popolare, mentre crollano nel resto del mondo. Falsificano le firme per noi, ma comprano le autentiche per loro. La tendenza è internazionale, anche negli Stati Uniti i saccheggi prendono di mira le grandi firme, Chanel e Gucci eccetera. Ieri si leggeva la lista nera dei prodotti francesi messi al bando da Erdogan: “I formaggi Babybel, Kir e La Vache qui rit, i biscotti LU, le marmellate St. Dalfour, ma anche i cosmetici Lancôme, gli shampoo L’Oréal…”. Gucci gode a Firenze di un certo apprezzamento quanto ai rapporti sindacali e  alla famosa sostenibilità, ciò che non le impedisce di essere prediletta dai giovani facinorosi della pandemia.

 

Il giorno prima del saccheggio torinese i giornali davano notizia dell’immissione sul mercato di collant Gucci smagliati all’origine, al prezzo di 149 euro: un esempio della circolarità fra alta moda e creatività facinorosa (senza i vandalismi una parola così bella non troverebbe più la sua occasione). Noi smagliamo i nostri collant plebei, tu ci rubi l’idea, noi ti rubiamo i collant, e così via. Fra le cose spiritose e non memorabili del ‘77, mi pare, c’era stato anche, ad associare il nome di diritto a una pratica di espropri, il “diritto al lusso”: champagne, di preferenza. Si annunciava già l’era delle bolle. Non si era ancora immaginato il manifestante mascherato contro la mascherina. L’associazione fra lusso e tumulto ha una sua suggestione, un assalto al cielo smagliato. Il vecchio Baudelaire, al contrario: là tutto è ordine e beltà, lusso calma e voluttà.

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