Piccola Posta

Robot vs uomo

Adriano Sofri

L’Italia viene data al decimo posto al mondo per la diffusione di robot industriali, con 212 robot installati ogni 10 mila lavoratori

Ascolto da sempre la rubrica di Radio Radicale, “Media e dintorni”, Edoardo Fleischner ed Emilio Targia, con la curiosità che ispirano le cose con le quali non abbiamo a che fare, cose di tempi nuovi. Gente che, certe sere, canta ancora: Compagni dai campi e dalle officine. Ora ho sentito che l’Italia è al sesto posto nel mondo per la diffusione di robot industriali – al primo è la Corea del sud. Sono colpito. Avrò sentito male? Cerco in rete e l’Italia viene data al decimo posto, sempre alto, con 212 robot installati ogni 10 mila lavoratori. Forse ho frainteso. La media mondiale comunque è di 113. Singapore ne ha 915, la Corea del sud 855, poi il Giappone 364, la Germania 346, la Svezia 277, Usa 228…

 

C’è un’impasse, perché l’auto impiega il 34 per cento del totale dei robot, e l’auto col Covid è ferma. Fra pochissimo dunque Singapore e Corea avranno il 10 per cento di robot sul totale della forza lavoro. Davanti alle tendenze, come lo scioglimento dei ghiacciai, uno corre subito alle conclusioni, o quasi. A quando i lavoratori saranno sì e no il 10 per cento del totale dei robot installati. I fratelli Josef e Karel ČCapek introdussero il nome, robot, cento anni fa esatti (tralasciamo i precedenti, compreso il cavaliere meccanico di Leonardo): R. U. R., 1920. “Debout, les damnés de la terre / Debout, les forçats de la faim! / Du passé faisons table rase / Foules, esclaves, debout, debout”.

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