Manifestazione di protesta contro il razzismo

Piccola Posta

Un apologo sul razzismo (e sulla mitezza)

Adriano Sofri

Un episodio di calunnia si muta in un caso di giustizia e di perdono. A volte la vergogna è la sola vera pena

Aspettando di informarmi meglio sull’appello contro l’intolleranza, riprendo (dal New York Times, nel resoconto che ne fa il Post) una notizia istruttiva.

 

Vi ricorderete della donna, Amy Cooper, 40 anni, che il 25 maggio scorso lasciava correre il suo cocker spaniel in una zona di Central Park in cui i cani vanno tenuti al guinzaglio. Un uomo, Christian Cooper, 57 anni, le chiede di richiamare il cane e tenerlo legato. Fin qui si può simpatizzare con lei, per amore dei cani e antipatia per i regolamenti, ma l’uomo ha, oltre al rispetto per la regola, una sua ragione egregia: è un avid birder, come ha spiegato sua sorella, è lì per osservare gli uccelli – usignoli, cardinali, fringuelli – e i cani sciolti sono degli avid birder, ma a modo loro.

 

Il problema è che, benché abbiano lo stesso cognome – che scherzi – Amy è bianca, Christian nero. Così Amy pensa di castigarlo chiamando la polizia: un afroamericano sta minacciandomi a morte, grida. Conta con naturalezza sul razzismo ordinario, la polizia sarà dalla sua e lui se ne spaventerà. Solo che lui sta filmando la cosa, che poi va su Twitter e viene vista da decine di milioni di persone. La giovane è coperta di insulti e deplorazioni, e perde lavoro e casa. Si scusa, sostiene di non essere razzista.

 

Lui crede alla sincerità delle scuse: lei non si crede razzista, dice, ma il suo comportamento lo è stato. Lunedì scorso il procuratore di Manhattan incrimina la donna per la falsa denuncia, simulazione di reato, e la convoca per il 14 ottobre. Non è un’accusa grave per le conseguenze: un anno con la condizionale, una contravvenzione. L’avvocato di lei attacca la “cancel culture”. Lui, Christian Cooper, comunica di non aver intenzione di sporgere denuncia: “Ha già pagato un prezzo alto: non è abbastanza come deterrente per gli altri? Renderla più infelice mi sembra solo infierire”. Aggiunge che “se il procuratore ritiene necessario perseguirla deve farlo, ma può farlo anche senza di me”.

 

La sua scelta solleva opinioni accese e opposte. A me tutta la storia sembra esemplarmente istruttiva. Il razzismo banale della donna, parente insieme lontanissimo e vicino della naturalezza con cui un energumeno in divisa intima al suo catturato che per la ventesima volta ha detto “Non posso respirare”, “Allora stai zitto”. (George Floyd è assassinato a Minneapolis poche ore dopo l’incidente di Central Park).

 

La considerazione del calunniato che smascheramento e vergogna della calunniatrice siano abbastanza, e non abbiano bisogno di passare per tribunali e carceri, sia pure condizionali. Chi dissente sostiene la necessità esemplare della sanzione giudiziaria. A me esemplare sembra la scelta di Christian Cooper, laureato di Harvard, autore di storie disegnate e collaboratore biomedico. Soprattutto avid birder.

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