Piazza di Erbil

Un attentato a Erbil

Adriano Sofri

Scalfita la capitale del Kurdistan iracheno, da almeno 5 anni una delle città più sicure del mondo 

Era difficile spiegarlo in giro, ma Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, è da almeno 5 anni una delle città più sicure del mondo, benché a poca distanza abbiano imperversato per altrettanti anni violenze feroci. Dunque ieri chi conosce Erbil è stato colpito da una notizia che altrove, Italia compresa, sarebbe stata piuttosto ordinaria: c’è stato un attentato a fuoco in un ristorante, due persone sono state uccise e un’altra ferita. Una delle vittime era un importante membro del consolato turco, gli altri due cittadini curdi della regione, il Krg. E’ stato facile evocare subito il Pkk, il partito dei lavoratori curdo dichiarato terrorista dal governo turco e da buona parte dei paesi occidentali, che in alcune zone del Krg è riparato da anni ed è pressoché quotidianamente bersaglio di bombardamenti dell’aviazione turca. Ma il Pkk, che rivendica le sue azioni, ha negato di avere a che fare con questa. E le stesse autorità turche, singolarmente prudenti, hanno dichiarato di aspettare i risultati dell’inchiesta. L’attentato è avvenuto in una delle zone più in voga della città, frequentata dagli stranieri, e munitissima di polizie pubbliche e private. Forse la politica non c’entra, o almeno la politica che non coincide con i soldi e la malavita. Vedremo: resta il rimpianto per la scalfittura su Erbil e i suoi ristoranti sicuri e prodighi.

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