Una manifestazione a Washington durante l'audizione dello scorso 19 giugno sulla politica americana nei confronti dell'Iran. Foto LaPresse

Appunti per capire meglio le tensioni tra Iran e Stati Uniti

Adriano Sofri

L’ala oltranzista dei pasdaran punzecchia Trump contando su un favore internazionale senza precedenti. Ma Teheran ha molte sfaccettature, e anche gli Stati Uniti sono molte cose 

Tipicamente, l’antiamericanismo come verità di fede e l’antiamericanismo come sentita opinione su Trump congiurano nel suscitare simpatie, quando non un vero tifo, per l’Iran. Che si descrive come bersaglio di un’aggressione, e di cui si ricordano grandezze remote e presenti. Ora, l’Iran è molte cose davvero, comprese le due che ricorrono nelle descrizioni politologiche: i cosiddetti “riformisti”, al governo ma un governo più che dimezzato nei suoi poteri reali, e i duri della teocrazia sciita, con la potenza economica e militare delle Guardie della Rivoluzione e la loro proiezione esterna, al Quds. La distinzione più significativa è un’altra e riguarda la vivacità di una società civile tendenzialmente laica, moderna, animata dal coraggio di donne, contraria all’espansionismo militare oltre confine, e una bigotta e integralista, ossessionata dalla punizione delle donne e fanatizzata dai successi militari esterni.

  

Inevitabilmente, le mosse più aggressive degli Stati Uniti eccitano l’orgoglio nazionale anche nella parte più libera della società iraniana, e le stesse sanzioni, pesantissime sulla vita quotidiana degli iraniani, sono un’arma almeno a doppio taglio. L’ala oltranzista dei pasdaran vuole punzecchiare gli Stati Uniti di Trump per mostrare che sono una tigre di carta (l’abbattimento del Global Hawk RQ-4 non è una punturina, vedi Raineri) e creare le condizioni più vantaggiose sia al negoziato che alla guerra, contando su un favore internazionale senza precedenti – l’alleanza sciita, al Quds, bande irachene, Hezbollah e regime siriano, che ha prevalso in Siria e in Iraq, la tutela russa, la benevola astensione cinese, e la frivola benevolenza europea. Se gli Stati Uniti, illudendosi di controllare la gradualità delle risposte militari reciproche, si imbarcassero in una vera guerra con l’Iran, avrebbero dalla loro gli incresciosi alleati sauditi e del Golfo e poco più – gli inglesi? Se il Pentagono è per ora più intelligente di Bolton e perfino Trump all’ultimo minuto è meno scemo, l’eventualità che la cosa scappi di mano è incombente. In ogni caso, e tanto più preventivamente, vale la pena di ricordarsi che la teocrazia sciita ha una sua forte spinta propulsiva, per così dire, e che dopotutto, almeno quanto l’Iran, anche gli Stati Uniti sono molte cose. Non solo Trump.

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