Un mondo senza passeri

Adriano Sofri

Da Catullo a Leopardi passando per Baglioni. Sarebbe un disastro. Per fortuna a tirarmi su il morale ci sono I passerotti di Castelrotto

Con una certa leggerezza dico a mia nipote Francesca, mia ornitologa di sostegno, che sono un po’ deluso dal bird-watching dolomitico: “Solo passeri”. Risposta severa: “A Bologna c’è stata una misteriosa scomparsa collettiva dal 2000 e i passeri sono rarissimi: potrai vantartene”. Subito pentito, comincio a figurarmi il mondo senza passeri: un disastro. A parte Catullo, e il passero solitario di Leopardi, che era però un malinteso ornitologico, mi viene in mente insistentemente Claudio Baglioni. Trovo su Google centinaia di notizie sui passeri specie minacciata, sempre più incupito. A tirarmi su il morale viene un passerotto di montagna a mangiami le briciole di strudel fra i piedi. In compenso nel nobile paese di Castelrotto, Süd Tirol-Alto Adige, in cui mi trovo, c’è un gruppo musicale folklorico ormai longevo che si chiama I passerotti di Castelrotto, Kastelruther Spatzen, un monumento ai quali è eretto all’ingresso, e un museo in centro. Il mio musicologo di sostegno, Edi Rabini, mi assicura che hanno venduto più dischi dei Rolling Stones. Viva viva i passeri di Castelrotto e del mondo.

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