Dal Congo a Rosarno

Per Sacko Soumali la "pacchia" è finita per mano di uno sparatore italiano che ha preso di mira anche i suoi compagni. La sera del 2 giugno, festa della Repubblica

Avevo appena visitato un campo di sfollati nella provincia congolese di Tanganyika. I rifugiati lamentavano che i teli di plastica distribuiti dall’Unicef per coprire il tetto delle improvvisate capannucce di paglia e proteggerle dalla pioggia non bastassero agli arrivi sempre nuovi. Al ritorno ho saputo dei tre giovani del Mali che in Italia, nella Calabria di Rosarno, stavano raccogliendo da un capannone abbandonato delle lamiere da usare nel loro accampamento di lavoratori a 3 euro all’ora. Non potevo fare a meno dell’accostamento. Ho saputo anche che uno dei tre aveva 29 anni, si chiamava Sacko Soumali, era impegnato nella difesa dei diritti sindacali suoi e dei suoi compagni. Era, perché per lui la pacchia è finita per mano di uno sparatore italiano che ha preso di mira anche i suoi compagni. La sera del 2 giugno, festa della Repubblica.

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