Un gruppo di profughi lascia la città di Hawija, vicino Kirkuk (foto LaPresse)

Al piccolo Adan, che il mondo ha ignorato

Adriano Sofri

La storia del bambino invalido di Kirkuk che muore nell’incuria a Bolzano

Tornerò sulla vicissitudine del bambino curdo Adan, morto a Bolzano, della sua famiglia, dei tanti che non si sono occupati di loro dovendolo fare, dei pochi che l’hanno fatto perché volevano e dunque potevano. La carità infatti soffia dove vuole. C’è un bambino invalido di Kirkuk che muore nell’incuria a Bolzano: io che sono a Kirkuk non so se augurarmi che qui si sappia che cosa è successo, o no. Ci fu la commozione per il piccolo Aylan, vasta come il mare che lo affidò alla risacca e a una fotografia colorata, e c’è l’imbarazzo municipale, chiamiamolo così, per il tredicenne Adan, reduce da una lunga traversata di terra dopo la Svezia, inciampato in città con la sua carrozzella spezzandosi le gambe, ricoverato e dimesso e morto per un’infezione, lasciando tre fratellini, madre e un padre che mostra la sua povera fotografia di malato di distrofia, e una serie di cronache che portano a conoscenza del pubblico vasto ed eventuale l’esistenza inesorabile di una cosa locale che si chiama Circolare Critelli (non lo invidio, il titolare) e che dovrebbe spiegare il fatto. Voglio lodare qui Mauro Biani, che sul Manifesto ha dedicato al piccolo Adan il suo disegno di martedì, gentile risarcimento a un destino cui è mancata una riva di mare e una fotografia colorata, capaci di commuovere il mondo.

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