Il bilancio di una vita essenziale

Adriano Sofri

Non che Salvatore abbia avuto una vita di quelle che si dicono uniformi e semplici, ma il suo bilancio è fatto di cose essenziali 

Quando sento l’esortazione a tenersi all’essenziale, penso a Salvatore. Non che Salvatore abbia avuto una vita di quelle che si dicono uniformi e semplici. Ha viaggiato – “in tutto il mondo” – si è innamorato – a Panama, della più bella fra quattro belle sorelle cinesi – è tornato a Scopello, ha messo su una pensione di memorabile gusto e affabilità, ha iniziato altre imprese ispirate alla bellezza che la generazione adulta di Scopello ha ereditato dai suoi vecchi. Salvatore è abituato a fare periodicamente il suo bilancio, ed è allora che si attiene all’essenziale. Al primo posto stanno Marisin, che lui ama davvero come il primo giorno, e i loro due figli, che sono il suo orgoglio. Poi viene il suo patrimonio, ricapitolato essenzialmente in una cifra: “Mille alberi”. Li ha piantati, li ha contati, li ha fatti ricontare, sono ulivi e altri alberi da frutta. Più che una proprietà sono un titolo, un’esclamazione, una parola d’ordine, impariamo a pronunciarla da Salvatore come da un altro navigato corsaro impareremmo a dire Corpo di mille bombe! Mille alberi! Poi, nel bilancio di Salvatore, c’è anche un posto per la sua amicizia con me, e io sono felice di rientrare, così in alto, in un bilancio periodico che sa che cos’è essenziale.

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