Theresa May (foto LaPresse)

Io ho un po' paura delle elezioni

Adriano Sofri

Ormai la politica boccheggia quando deve governare o fare opposizione e vivacchia di campagne elettorali

Una volta le elezioni erano insieme una solenne cerimonia di investitura della politica e una sua sospensione provvisoria: un concorso di idee, ideologie, promesse, programmi e personalità, concluso il quale la politica passava ai fatti, governando gli uni, opponendosi gli altri, o un po’ governando un po’ opponendosi tutti e due. Ora la politica comunemente intesa boccheggia quando debba governare o fare opposizione e vivacchia solo di elezioni, più esattamente di campagne elettorali. Anzi, il giorno delle elezioni o di altre chiamate alle urne – guardate che fine hanno fatto i referendum, dalla Brexit al sultanato - è un accidente necessario e ancora un po’ arrischiato rispetto all’eterna vigilia elettorale, la sala di rianimazione in cui la politica è lungodegente. La campagna elettorale permanente è stata la strategia, chiamiamola così, di Erdogan, che la sera della sua mezza vittoria (prima che diventi una sconfitta intera) si è affrettato a dare appuntamento a un referendum sulla pena di morte – incauto, peraltro, se non per l’esito, per l’eventualità che finisca per riguardarlo. In una tutt’altra temperie la signora May si è precipitata a rivendicare elezioni anticipate, anticipatissime, dopo essere stata messa in sella da un referendum al cui risultato in teoria doveva essere contraria, e che è stato ancora più dimezzato di quello turco, brogli a parte. Io non ho paura delle elezioni, ha replicato Corbyn, o qualcosa del genere. Così il governo conservatore pagherà la stagnazione economica, i tagli eccetera.

 

Non ha nominato l’Europa, per la permanenza nella quale in teoria avrebbe dovuto battersi. Anche a Matteo Renzi manca l’aria quando non è in campagna elettorale, come se lo strampalato referendum non c’entrasse. Governare, può farlo Gentiloni, è la cosa minore. Quanto a fare l’opposizione, basta prendere lo scrivano Bartleby e farne un gran cafone: No e no, e andate a fare in culo. Certe eccezioni via via escogitate per custodire la regola – i tempi supplementari, i playoff – sono diventate la regola. Io ho un po’ paura delle elezioni.