Papa Francesco in visita ad Auschwitz (foto LaPresse)

Cosa penso della guerra di religione

Adriano Sofri
I jihadisti dell’Isis (non solo loro, ma loro hanno un territorio e un bottino di vittorie feroci che ne fanno la casa madre dell’internazionale islamista) credono e comunque vogliono far credere di stare combattendo una finale guerra di religione.

Vorrei dire che cosa penso della guerra di religione. I jihadisti dell’Isis (non solo loro, ma loro hanno un territorio e un bottino di vittorie feroci che ne fanno la casa madre dell’internazionale islamista) credono e comunque vogliono far credere di stare combattendo una finale guerra di religione. “Noi” non crediamo né vogliamo far credere di stare combattendo una guerra di religione. “Noi” non siamo affatto disposti a riconoscere ai jihadisti dell’Isis alcun titolo a parlare e agire in nome di tutto l’islam. Dunque “noi” dobbiamo combatterli e sconfiggerli, prima di tutto nei territori di cui si sono impunemente impadroniti, perché sono nemici dell’umanità. Della pace, del diritto, delle libertà. “Noi” siamo cittadini del vicino e del lontano oriente e dell’Africa, credenti di ogni fede e non credenti, e cittadini occidentali e del resto del mondo non credenti e credenti di ogni fede.  “Noi” non combattiamo una guerra di religione, combattiamo per la libertà religiosa, di qualunque religione. “Noi” non intendiamo opporre alla fanatica, pretesa “guerra di religione” dell’Isis una nostra “guerra di religione”, e tanto meno una crociata.
Questo è quanto. Ammesso che “noi” esistiamo, e che “noi” combattiamo per le cose in cui diciamo di credere.