Guerriglieri curdi del Pkk

Il bello e irritante reportage dal fronte curdo

Adriano Sofri
Sono tornato nel Kurdistan cosiddetto iracheno, e in viaggio ho letto il “Diario dal fronte curdo” (sottotitolo, più pregnante del titolaccio “Guerra all’Isis”) di Gastone Breccia, Il Mulino. Ho imparato parecchie cose, e parecchie altre mi hanno divertito. E’ un libro molto bello e un po’ irritante.

Sono tornato nel Kurdistan cosiddetto iracheno, e in viaggio ho letto il “Diario dal fronte curdo” (sottotitolo, più pregnante del titolaccio “Guerra all’Isis”) di Gastone Breccia, Il Mulino. Ho imparato parecchie cose, e parecchie altre mi hanno divertito. E’ un libro molto bello e un po’ irritante. Breccia, 54 anni, insegna a Pavia, è un bizantinista e uno storico di questioni militari, in particolare di guerriglie antiche e contemporanee. Ha fatto un viaggio di tre settimane nell’agosto scorso fra i curdi d’Iraq e di Siria, con un’agenda molto intensa, e tenendosi dentro i 1.000 dollari di spesa, che non è il dettaglio meno ammirevole della sua avventura. Ha frequentato soprattutto militanti curdi variamente legati al Pkk.

 

Il libro è molto bello per il tono personale e sobriamente vanitoso che impronta i resoconti. Breccia si compiace di non essere un giornalista: in realtà, salva l’appartenenza all’Ordine, mai abbastanza deprecata, ha scritto un gran bel reportage. Un po’ unilaterale, com’era inevitabile nella concentrazione di tempi e circostanze. Un po’ irritante, per certe allusioni al Grande Gioco e ai grandi giochi, che sacrificano l’evidenza: magari ne discuteremo un’altra volta. Io gli obietterei che, trivialmente intricate come sono, le parti coinvolte nel medio oriente di oggi non sono mai state così trasparenti; e anche quelle non coinvolte. Una colossale booby-trap per potenze grandi, medie e infime. Dunque consiglio calorosamente questa lettura.

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