Beppe Grillo (foto LaPresse)

Elogio (semiserio) della moderazione

Rocco Todero

Siate moderati, ci ripetono. La dura contrapposizione a questo Governo non porterà alcun risultato. La moderazione invece?

Circola nelle redazioni dei giornali, nei salotti televisivi e nei social media, l’esercito dei moderati. L’insieme di quelli che ti accusano d’essere fazioso ed isterico nel criticare aspramente il Governo e la maggioranza parlamentare che si sono insediate da qualche mese alla guida del Paese.

I moderati ti rimproverano di non avere la ferrea e solida compostezza che si addice, invece, agli analisti di professione, quelli che senza pregiudizi, di contro, saprebbero distinguere il grano dal loglio, sarebbero in grado di non fare di tutta l’erba un fascio e valuterebbero ogni singolo provvedimento politico per esprimere, infine, un giudizio analitico e non già un rozzo pregiudizio sintetico.

L’ammonimento paterno, più in dettaglio, è che le diuturne reprimende cariche di sdegno e d'indignazione non farebbero che il gioco dell’avversario (stolto che non sei altro, è il sottinteso machiavellico), mentre è evidente che occorrerebbe lavorare di fino, con scaltrezza, intelligenza e moderazione, ça va sans dire.

Il Ministro dell’Interno, ad esempio, quello che vuole decidere lui se condannare o assolvere gli imputati, quello che vuole chiudere la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, quello che vuole vedere i migranti in manette ancora prima della celebrazione delle indagini preliminari e dell’esibizione delle prove, quello, non deve essere aggredito. La ruspa va presa per il verso giusto e vedrete che una composta analisi dei pesi e contrappesi, dei torti e delle ragioni, delle sfumature d'ogni questione politica e geopolitica, convincerà il Nostro a cambiare idea e farà persuasi gli elettori (se proprio dovesse andare male con la ruspa) a mutare preferenza elettorale. Se continuate ad aggredirlo, invece, magari ricordandogli che i suoi cingoli stanno massacrando l’abc dello Stato di diritto, lui si incaponirà, il tifo chiamerà tifo e finirà tutto a scatafascio.

Dovreste smetterla, continuano i moderati, d’aggredire il Vicepremier DiMaio. Sbeffeggiarlo per gli strafalcioni grammaticali è un autogol clamoroso, aggredirlo perché minaccia funzionari dello Stato dall’esprimere la loro opinione sull’efficacia delle politiche commerciali è controproducente, accusarlo a squarcia gola di lisciare il pelo ai più bassi istinti sociali approvando vendicativi provvedimenti retroattivi è una scena orripilante.

Vedrete, invece, che pubblicando una bella analisi in un italiano brillante, colto e baldanzoso, il Ministro del lavoro e i suoi elettori rinsaviranno improvvisamente, prenderanno coscienza dei fondamenti dello Stato costituzionale, acquisteranno consapevolezza che la leadership politica deve permettere l’espressione della libertà individuale e non seguire le tendenze popolari (guai a scrivere populiste), comprenderanno con il tempo come la libertà di stampa e d’espressione rappresentino la principale garanzia delle liberaldemocrazie, si faranno persuasi, infine, che lo Stato non può tenere sotto processo gli imputati senza alcun limite di tempo. Ma non dovete insistere nella derisione, nell’astio e nella contrapposizione ostinata, perché, diversamente, ostinazione chiamerà ostinazione e la missione pedagogica delle analisi moderate rischierà di finire per andare a gambe all’aria.

Al Ministro Savona non dovreste mancare di rispetto, chiosano i moderati; è uno studioso serio e non merita d’essere aggredito solo perché, nella veste di papabile Ministro prima e di Ministro per gli affari europei dopo, ha giocherellato e giocherella ancora con dichiarazioni sull’uscita dall’Euro che costano ai contribuenti Dio sa quanti miliardi di euro di speculazione. Smettetela, invece, di difendere il Presidente della Repubblica, perché è vero che la Costituzione gli assegna il potere di nominare i Ministri, ma mettere in quel modo il bastone fra le ruote alla massima espressione delle potenza rivoluzionaria sovrana non è altro che l’ennesima occasione per fare gazzarra con chi, in fine dei conti, è il detentore del potere per investitura popolare. E il potere, si sa, non si limita con l’indignazione.

Vedrete, invece, come un bel ragionamento pacato, espressione di un pensiero critico illuminato, sortirà l’effetto di portare l’economista sardo e i sovranisti d’ogni risma a più miti consigli e tutti ne trarranno benefici, perché in fondo lui, il Ministro, è in grado di prevedere come e quando arriverà il cigno nero, ma se continuate a scornarlo questa rivelazione andrà perduta. E sarà il cataclisma.

Moderazione, moderazione ci vuole con questo Governo. E vedrete che si aggiusterà tutto.

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