Papa Francesco durante il suo intervento al Congresso degli Stati Uniti (foto LaPresse)

Un film già visto

Al Congresso della "terra dei liberi" Francesco non fa il colpo di scena. Clima, povertà, economia, rifugiati e un vago riferimento a famiglia e aborto. Fa più rumore quello che non ha detto.

Washington. Nella prima visita di un Papa al Congresso, Francesco si è rivolto direttamente al popolo della “terra dei liberi e della casa dei valorosi” parlando del senso della politica, del bene comune, dell’ambiente, dei rifugiati, della povertà, dell’importanze del dialogo fra le nazioni in “spirito d’apertura e con senso pratico”, con un riferimento alla pena di morte e al commercio delle armi. L’ultima parte del discorso lo ha dedicato alla famiglia, istituzione “minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno”. Nessun riferimento all’aborto – a parte un fugace passaggio – che pure in questo momento è al centro di un feroce dibattito anche fra i politici cattolici, rappresentati per l’occasione – altro fatto inedito – dallo speaker della Camera, John Boehener, e dal vicepresidente, Joe Biden, che vegliavano alle spalle del Papa durante il discorso. Francesco ha sigillato l’abbraccio alla società americana citando quattro figure: Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton, simboli di quattro valori fondamentali:  libertà, pluralità e non-esclusione, giustizia sociale, capacità di dialogo e di apertura a Dio.

 

“Una società politica dura nel tempo quando si sforza, come vocazione, di soddisfare i bisogni comuni stimolando la crescita di tutti i suoi membri, specialmente quelli in situazione di maggiore vulnerabilità o rischio. L’attività legislativa è sempre basata sulla cura delle persone. A questo siete stati invitati, chiamati e convocati da coloro che vi hanno eletto”, ha detto il Papa, ricordando che “il bene comune è il fine di ogni politica”. Francesco ha usato Mosè come sintesi dell’uomo politico, nel suo senso più nobile: “Da una parte il patriarca e legislatore del popolo d’Israele simbolizza il bisogno dei popoli di mantenere vivo il loro senso di unità con gli strumenti di una giusta legislazione. Dall’altra, la figura di Mosè ci conduce direttamente a Dio e quindi alla dignità trascendente dell’essere umano”. La figura di Lincoln invece è il simbolo della libertà, che “richiede amore per il bene comune e collaborazione in uno spirito di sussidiarietà e solidarietà”. Ricordando i rischi del fondamentalismo, il pontefice ha detto che la “tentazione da cui dobbiamo guardarci: il semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male”.

 

L’antidoto alla polarizzazione, altro tema caldo nel dibattito politico americano, è lo “spirito di collaborazione, che ha procurato tanto bene nella storia degli Stati Uniti”, unico modo per affrontare le sfide della contemporaneità. In questo contesto ha fatto un riferimento, velato ma significativo, al ruolo positivo delle religioni nella società e alla necessità del “rispetto per le nostre differenze e per le nostre convinzioni di coscienza”, questione che tocca, senza esplicitarlo, il dibattito attorno alle leggi che costringono i cristiani a tradire il proprio credo. Un passaggio particolarmente rilevante dal punto di vista politico il Papa l'ha omesso rispetto al discorso preparato: “Se la politica dev’essere veramente al servizio della persona umana, ne consegue che non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza".

 

"Politica è, invece, espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune”, ha continuato il Papa. Sulla crisi dei rifugiati ha detto: “Non dobbiamo lasciarci spaventare dal loro numero, ma piuttosto vederle come persone, guardando i loro volti e ascoltando le loro storie, tentando di rispondere meglio che possiamo alle loro situazioni. Rispondere in un modo che sia sempre umano, giusto e fraterno. Dobbiamo evitare una tentazione oggi comune: scartare chiunque si dimostri problematico”, e ha usato come faro la Regola aurea formulata nel Vangelo: “Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te”.

 

Il Papa ha spronato il Congresso ad agire per combattere la povertà: “Va da sé che parte di questo grande sforzo sta nella creazione e distribuzione della ricchezza. Il corretto uso delle risorse naturali, l’appropriata applicazione della tecnologia e la capacità di ben orientare lo spirito imprenditoriale, sono elementi essenziali di un’economia che cerca di essere moderna, inclusiva e sostenibile”. Invece di indugiare sulle critiche del sistema capitalistico che tante critiche di parte americana hanno suscitato, Francesco ha preferito citare il lato più conciliante della “Laudato Si’”: “L’attività imprenditoriale, che è una nobile vocazione, orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune” . Il bene comune “include anche la terra, tema centrale dell’Enciclica che ho recentemente scritto”, ha detto Francesco, invitando il Congresso ad “azioni coraggiose e strategie dirette a implementare una ‘cultura della cura’”.

 

[**Video_box_2**]Davanti all’assemblea chiamata a votare la fine dell’embargo a Cuba, ha evitato di citare direttamente l’apertura con l’Avana, ma ha elogiato il dialogo, che “richiede coraggio e audacia” ma che “non vuol dire irresponsabilità. “Un buon leader politico”, ha detto il Papa, “è uno che, tenendo presenti gli interessi di tutti, coglie il momento con spirito di apertura e senso pratico. Il passaggio linguisticamente più duro del discorso è dedicato alle armi: “Perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società? Purtroppo, la risposta, come tutti sappiamo, è semplicemente per denaro: denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi”. Infine, la famiglia, istituto fondamentale messo in discussione ma intorno al quale il Papa non dà indicazioni di natura politica ai congressmen: “Io posso solo riproporre l’importanza e, soprattutto, la ricchezza e la bellezza della vita familiare”.