Il Papa alla Catholic University durante la canonizzazione del frate francescano Junipero Serra (LaPresse)

Junipero Serra è santo: "Ha saputo vivere quello che è la Chiesa in uscita"

Matteo Matzuzzi
Il Papa ha canonizzato Junipero Serra, l'evangelizzatore della California, nel Santuario nazionale dell'Immacolata Concezione, a Washington. Serra "ha saputo vivere quello che è la Chiesa in uscita, questa Chiesa che sa uscire e andare per le strade, per condividere la tenerezza riconciliatrice di Dio", ha detto Francesco.

Washington. “Junipero Serra ha saputo vivere quello che è la Chiesa in uscita, questa Chiesa che sa uscire e andare per le strade, per condividere la tenerezza riconciliatrice di Dio. Ha saputo lasciare la sua terra, le sue usanze, ha avuto il coraggio di aprire vie, ha saputo andare incontro a tanti imparando a rispettare le loro usanze e le loro caratteristiche”. E’ un passaggio dell’omelia pronunciata da Papa Francesco nel Santuario nazionale dell’immacolata Concezione a Washington, complesso inserito nell’area della Catholic University, in occasione della canonizzazione del beato Junipero Serra, l’evangelizzatore della California nel tardo Settecento. Serra è stato indicato dal Pontefice come modello di quell’andare nelle periferie più lontane per portarvi la parola di Dio: “Ha imparato a generare e ad accompagnare la vita di Dio nei volti di coloro che incontrava rendendoli suoi fratelli”. Meritevole di sottolineatura è il passaggio in cui Bergoglio ha sottolineato come “Junipero ha cercato di difendere la dignità della comunità nativa, proteggendola da quanti ne avevano abusato. Abusi che oggi continuano a procurarci dispiacere, specialmente per il dolore che provocano nella vita di tante persone”.

 

Da quando è stata annunciata la canonizzazione di Serra, diverse associazioni di nativi indiani hanno organizzato sit-in di protesta (anche davanti alla cattedrale di Los Angeles) contro la decisione. Lamentavano, infatti, una non attenta valutazione dei metodi usati dal francescano nell’opera di evangelizzazione dell’Alta California, consistenti spesso nell’uso di punizioni corporali per quanti tentavano di scappare dalle missioni che Serra aveva edificato nella regione. E la missione – ha sottolineato il Papa – “non nasce mai da un progetto perfettamente elaborato o da un manuale molto ben strutturato e programmato; la missione nasce sempre da una vita che si è sentita cercata e guarita, trovata e perdonata. La missione nasce dal fare esperienza una e più volte dell’unzione misericordiosa di Dio”. La Chiesa – ha detto ancora Francesco – “il Popolo santo di Dio, sa percorrere le strade polverose della storia attraversate tante volte da conflitti, ingiustizie, violenza, per andare a trovare i suoi figli e fratelli. Il Santo Popolo fedele di Dio non teme lo sbaglio; teme la chiusura, la cristallizzazione in élite, l’attaccarsi alle proprie sicurezze. Sa che la chiusura, nelle sue molteplici forme, è la causa di tante rassegnazioni”.

 

[**Video_box_2**]Noi – ha chiosato il Pontefice – “viviamo le tensioni della vita quotidiana. Sono molte le situazioni che sembrano mettere in dubbio questo invito. La dinamica a cui molte volte siamo soggetti sembra portarci a una rassegnazione triste che a poco a poco si va trasformando in abitudine, con una conseguenza letale: anestetizzarci il cuore”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.