Le inondazioni in Iran e la scusa (che non regge) delle sanzioni

Teheran incolpa l'America per la pessima gestione dell'emergenza dopo le alluvioni di queste settimane. Smetta di dare un miliardo all'anno ad Hamas e Hezbollah e avrà più risorse per aiutare la sua popolazione

Giulio Meotti

È la peggior alluvione che abbia mai colpito l'Iran da quarant'anni a questa parte. Per i media statali il bilancio delle vittime ha superato le 60 persone e già in 86 mila sono stati trasferiti in rifugi di emergenza: ora anche le agenzie umanitarie sono in difficoltà. Lunedì le autorità hanno ordinato l'evacuazione immediata delle città colpite dalle inondazioni nel nord e nell'ovest del paese, soprattutto nella provincia del Lorestan. Ma allora era già troppo tardi, con i fiumi che hanno fatto esplodere gli argini, dighe traboccate e vaste aree inondate da acqua e fango e tagliate fuori dalle comunicazioni. Le città di Pol-e Dokhtar e di Mamulan sono completamente sommerse. Molte persone sono rimaste senza casa e sono costrette all'aperto con poco cibo e vestiti inadatti a sopportare il freddo e il diluvio. Secondo Iran Human Rights Monitor, 150 mila persone nei 620 villaggi del Lorestan mancano di acqua potabile.

 

Diversi ministri sono stati convocati in Parlamento domenica scorsa per spiegare perché non siano state prese misure preventive. Mahmoud Sadeghi, un deputato di Teheran, ha affermato che le condizioni del Lorestan “sono sull'orlo del disastro” in un tweet indirizzato a Rohani. “Il disordine e la mancanza di pianificazione sono estesi. Organizzare questa situazione richiede una gestione nazionale e un ampio budget. La situazione non si può gestire con una gestione provinciale debole e donazioni”. Il portavoce del parlamento, Ali Larijani, ha spiegato che il bilancio del nuovo anno non sarà sufficiente a coprire i danni e che il governo dovrebbe cercare altre risorse. Eppure il presidente dell'Iran Hassan Rohani – che i critici accusano di non aver saputo gestire il disastro – ha già deciso su chi scaricare le responsabilità: la versione ufficiale è che le sanzioni americane stanno ostacolando gli aiuti

  

  

Martedì il segretario di stato americano Mike Pompeo e il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif si sono scontrati. Pompeo ha detto che gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare ma ha criticato la gestione della crisi da parte di Teheran: “Le alluvioni mostrano ancora una volta il livello di cattiva gestione del regime iraniano nella pianificazione urbana e nella preparazione alle emergenze”, ha affermato. Zarif ha accusato l'amministrazione Trump di aver bloccato gli sforzi per aiutare le vittime attraverso “restrizioni inumane e crudeli” imposte dalle rinnovate sanzioni bancarie americane sul paese. Quello che è chiaro è che se il governo iraniano risparmiasse il miliardo di dollari l'anno con il quale finanzia Hamas e Hezbollah, avrebbe più risorse per la tutela del suo territorio e la gestione delle emergenze.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.