Come si governa l'immigrazione. La soluzione Hirsi Ali

Giulio Meotti
E’ con un lunghissimo articolo pubblicato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung che Ayaan Hirsi Ali torna a scuotere l’opinione pubblica europea dopo le stragi dell’Isis.

E’ con un lunghissimo articolo pubblicato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung che Ayaan Hirsi Ali torna a scuotere l’opinione pubblica europea dopo le stragi dell’Isis. “Stato di diritto, separazione dei poteri, sistema giudiziario indipendente, queste non erano le cose che mi hanno colpito dell’Occidente quando sono arrivata qui da immigrata?”, scrive la celebre dissidente islamica, che oggi lavora all’American Enterprise Institute di Washington. Ecco, tutto questo è messo in discussione dalla minaccia jihadista e dall’immigrazione incontrollata. Hirsi Ali espone la sua ricetta. Parla di “strisciante islamizzazione” e dice che “nelle scuole, nei seminari e nelle moschee ai giovani di origine immigrata viene inoculato il disprezzo per tutte le libertà che sono considerate i valori fondamentali del continente”. Hirsi Ali consiglia di “uscire dalla divisione artificiale in richiedenti asilo, rifugiati e migranti economici. E’ meglio scegliere le persone in termini di preparazione per l’integrazione”.

 

Durante la Guerra Fredda era impedito l’ingresso dei membri delle organizzazioni proscritte, come ad esempio i comunisti in America. “A mio avviso, abbiamo bisogno di introdurre procedure di verifica simili in modo che i membri delle organizzazioni islamiche, come i Fratelli Musulmani, non raggiungano oggi l’Europa”. Non è sufficiente che gli immigrati imparino la lingua e che trovino un lavoro. “Ogni immigrato deve essere pronto ad accettare i valori del paese ospitante. Allo stesso tempo, dobbiamo agire contro i centri di indottrinamento islamista”. In terzo luogo, procedure efficaci per l’espulsione devono essere messe a punto per tutti coloro che non sono né disposti né in grado di integrarsi. Perché i controlli alle frontiere “sono necessari non sono sufficienti”. Ma prima di tutto un’avvertenza: “Dobbiamo capire che siamo in guerra”. Quand’è che la nostra classe dirigente ascolterà quest’eroica ragazza nata a Mogadiscio, mutilata dalla famiglia, profuga in Europa, parlamentare olandese, aiuto regista, obiettivo del jihad, infine esule in America, la prima profuga europea dalla Seconda guerra mondiale?

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.