La mafia non è più quella di una volta

La recensione del film di Franco Maresco, con Letizia Battaglia, Ciccio Mira

Mariarosa Mancuso

La giuria internazionale capirà? Era lecito chiederselo dopo la proiezione per la stampa, chiusa da applausi fragorosi (era ora, dopo i film che avevano intorpidito il finale di concorso alla Mostra di Venezia: il soporifero “Guest of Honour” di Atom Egoyan e “Aspettando i barbari” di Ciro Guerra, trionfante nel guastare il bel romanzo del premio Nobel sudafricano J. M. Coetzee). La giuria internazionale ha zittito gli scettici assegnando in contumacia a Franco Maresco un premio speciale, fate conto un Leone d’argento. Magari l’entusiasmo internazionale è scattato per la fotografa Letizia Battaglia, ma che importa? E’ andato a un film grintoso e originale, marchi di fabbrica del regista da quando girava con Daniele Ciprì – poi l’amicizia si è raffreddata, capita nelle coppie – gli sketch di “Cinico tv”: sublime momento di televisione che ancora non si riesce a ricordare senza ridere. Provateci, pensando all’uomo in mutande, calzini e mocassini che risponde alla voce che lo interroga, sullo sfondo ruderi abitati e molta spazzatura. Provate a restare freddi, quando entra in scena l’impresario Ciccio Mira. Un Danny Rose che a Palermo (e non più nella Brooklyn in bianco e nero di Woody Allen) organizza matrimoni, battesimi, feste di piazza, spettacoli televisivi dedicati “agli amici ospiti dello stato” (leggi “carcerati all’Ucciardone”). Professionisti dell’antimafia, disse Leonardo Sciascia. Ed ecco le “navi della legalità” che scaricano scolaresche a Palermo per commemorare Falcone e Borsellino. Una gita con commozione obbligatoria, murales, striscioni che non entusiasmano (eufemismo) neppure Letizia Battaglia. Fa la sua parte anche Ciccio Mira, sempre in bianco e nero quando entra in scena, era già nel Maresco movie precedente, “Belluscone”. Organizza lo spettacolo “I neomelodici per Falcone e Borsellino”. La star è Cristian Miscel, padre condannato per abigeato: era in coma dopo un incidente, Falcone e Borsellino gli sono apparsi e gli hanno detto “Alzati e canta”. Per un assaggio, i brani sono su YouTube. Con un audace salto, Ciccio Mira imputa l’omertà palermitana a Ulisse che disse a Polifemo: “Il mio nome è nessuno”.