Ocean's 8

La recensione del nuovo film di Gary Ross, con Sandra Bullock, Cate Blanchett, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter, Mindy Kaling

Mariarosa Mancuso

Voglio una vita normale, fare una passeggiata all’aperto e pagare le bollette”. Lo dice, con aria più che contrita, la carcerata Sandra Bullock, Alias Debbie Ocean, sorella del Danny Ocean (alias George Clooney) che iniziò la saga dei furti con destrezza in “Ocean’s Eleven” di Steven Soderbergh. Esce dal carcere dopo cinque anni, promettendo di farla finita con la famiglia criminale. In un pomeriggio ruba cosmetici, abiti e una pelliccia, sistemandosi in un albergo lussuoso senza intenzione di pagare il conto. Ha un piano, naturalmente: rubare un collier da 150 milioni di dollari, sfilandolo dal collo di Anne Hathaway (alias Daphne Kruger) al Gala del Metropolitan Museum di New York, la serata di beneficenza che inaugura la mostra dedicata alla moda e al costume. Se ancora avete negli occhi le immagini del Gala Met di quest’anno – il tema era l’immaginario cattolico, Rihanna era vestita da papa in minigonna – dimenticatele. La festa del film è più tradizionale, in mostra c’è una collezione di gioielli storici (su manichini protetti da un fossato per scoraggiare i malintenzionati) e Rihanna – quando non fa la hacker – è fasciata in un vestito rosso da sirena. Sempre attuale la guerra tra gli stilisti per vestire le dive, che consente di infiltrare Helena Bonham Carter (alias Rose Weil, che proprio bene non se la passa e deve soldi al fisco) dando il primo calcetto alla verosimiglianza – qualità non posseduta neppure dal film originario: “Colpo grosso” con Frank Sinatra, nel 1960. Debbie Ocean vuole una banda tutta di donne, perché “le donne passano inosservate”. Basta la battuta per classificare il film come femminista; per levare una scena con Matt Damon, colpevole di non aver dato addosso a Harvey Weinstein; e per lamentarsi che “i critici trattano male il film perché siamo donne”. I dettagli del colpo sono divertenti (e per fortuna non vengono svelati all’inizio). Le rapinatrici sono ben assortite – anche etnicamente – per garantire la comicità politicamente corretta. Imputiamo gli indugi al regista maschio Gary Ross. Prendete nota: le falle della sicurezza dipendono da un alto dirigente che clicca sulle foto dei cuccioli carini.

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