L'albero del vicino

di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson, con E. Björgvinsdóttir, S. Sigurjónsson, L. J. Jónsdóttir

Mariarosa Mancuso

Un brivido lo dà, nella calura. Black humour islandese, da un regista che qualche anno fa aveva girato un suo originale “on the road”. Intitolato “Either Way”, pedinava due operai occupati a disegnare sulle strade la linea di mezzeria, continua o tratteggiata a seconda delle curve (chiacchierano poco, ma quel poco è una commediola dell’assurdo). Esiste anche un remake americano diretto da David Gordon Green, che come ultimo film pervenuto ha “Stronger” con Jake Gyllenhaal. Uscirà il 4 luglio e racconta Jeff Bauman che per riconquistare la fidanzata si piazza al traguardo della maratona di Boston, anno 2013, e ci rimette entrambe le gambe. Ma torniamo all’Islanda, e all’albero del vicino che fa troppa ombra, secondo una signora che vorrebbe abbronzarsi. Nelle riunioni di condominio si rimbrottano i vicini hipster che scopano rumorosamente, urlando sconcezze “che nessuno dovrebbe essere costretto ad ascoltare”. Gli altri abitanti delle linde casette si separano (peggio di tua moglie che ti becca con un porno, c’è tua moglie che ti becca con un porno casalingo, girato con l’ex fidanzata). Oppure piangono un figlio scomparso (forse suicida) mentre spiano la seconda moglie giovane del vicino che giovane non è più, poi attirano il suo cane con un cosciotto. Non si tratta di boccone avvelenato, la signora ha altre intenzioni. Vi avevano detto che era un film divertente? Serve molta buona volontà per trovarlo tale. Prevale la tristezza e l’antipatico sentore che sotto sotto ci sia l’altrettanto antipatica “critica della borghesia” – come se i non borghesi (qualsiasi cosa voglia dire, l’avessimo una borghesia degna del nome) restassero indietro, quanto a dispetti condominiali. Le fronde in eccesso non vengono tagliate, un gatto sparisce, le telecamere di sorveglianza fanno il loro sporco lavoro, il separato piazza la tenda in giardino. Cose da comprare, subito: i nanetti da giardino che fanno il “mooning” mostrando le chiappe nude (speriamo non li abbiano fabbricati soltanto per il film). Cose che non si vedevano da chissà quando: il mobile bar con il mappamondo sopra e la bottiglia di vodka e brandy sotto.

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