Perché vedere Escobar - il fascino del male

La recensione del film di Fernando León de Aranoa, con Javier Bardem, Penelope Cruz, Peter Sarsgaard

Mariarosa Mancuso

Confessiamo un ripetuto disinteresse per la serie “Narcos”. C’erano sempre, e continuano a esserci, una serie o un film per noi più attraenti; così sono trascorsi anni, per i fan del cartello di Medellin è in dirittura d’arrivo la quarta stagione. Abbiamo visto invece “Escobar: Paradise Lost” di Andrea Di Stefano con Benicio del Toro, rara coproduzione internazionale con un regista italiano al comando. Raccontava il narcotrafficante con gli occhi di un giovanotto californiano, preso d’amore per la nipote del boss e fidanzato in casa. Carneficine, tuffi in piscina, serenate alla consorte, gli ultimi anni di libertà. Al criminale non si sfugge, eccolo di nuovo sul nostro cammino. Narrato dall’amante Virginia Vallejo, ex giornalista televisiva che con piglio da fotoromanzo spiffera dolcezze, crudeltà, intrighi politici, cenette e regali, nel memoir “Amando Pablo, odiando Escobar” (Giunti). Attori: la coppia d’oro del cinema spagnolo, un pingue Javier Bardem e Penelope Cruz – sempre agghindata come una matura Barbie. Li ritroveremo a Cannes. Aprono i festival con “Todo los Saben”, “Tutti lo sanno”, il film spagnolo dell’iraniano Ashgar Fahradi.

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