Cinismo e libertà

Mariarosa Mancuso

Guardi “The Marvelous Mrs Maisel” e pensi a Elizabeth Strout. I dettagli d’epoca sono degni di “Mad Men”

Pensiamo a Elizabeth Strout e viene in mente Olive Kitteridge, la professoressa di matematica che vive nel Maine con il marito farmacista (se non l’avete letto, neanche immaginate le delizie del romanzo, splendida anche la miniserie HBO con Frances McDormand). A quarant’anni la scrittrice non aveva sfondato, pubblicava racconti su oscure riviste letterarie. Diagnosi: non sono abbastanza brava perché non riesco a essere abbastanza sincera. Cura: frequentare un corso di stand up comedy, genere che da sempre adorava: “Le cose che fanno ridere sono vere”, ha raccontato al New Yorker. Sola sul palcoscenico, aspettando con la fantozziana salivazione azzerata le risate del pubblico renitente, avrebbe trovato la sua voce. Funzionò (nel numero, faceva battute sulle casalinghe bianche del Maine, tali e quali a lei).

 

Pensiamo a Elizabeth Strout guardando “The Marvelous Mrs Maisel” (serie Amazon già disponibile in versione originale, sconsigliamo per la qualità e la velocità delle battute il doppiaggio disponibile dal 26 gennaio). Miriam Maisel detta Midge fa esattamente – per disperazione – quel che Elizabeth Strout fece per sapienza letteraria. Si era allenata al matrimonio, annunciando “ci sono gamberetti negli antipasti”. Bugia, ma il rabbino e gli invitati che aspettavano un pranzo kosher hanno un brivido. L’attrice è Rachel Brosnahan, dolce in famiglia e grintosa sul palco.

 

Quando il marito annuncia “ti lascio per la segretaria”, un po’ sbronza Miriam sale sul palcoscenico del Gaslight Café al Greenwich Village e racconta la verità (lui ha messo i suoi stracci nella valigia di lei, l’amante non sa neppure temperare le matite). Mostra le tette, sbraitando “non sono da buttar via, dopo due figli stanno su da sole senza bisogno del reggiseno”. Siccome siamo nel 1958, arriva la polizia e arresta Miriam per atti osceni in luogo pubblico. Siccome siamo in una serie che può prendersi tutte le libertà, conoscendo bene la materia – l’ha scritta Amy Sherman-Palladino, figlia del comico Don Sherman – in galera Mrs Maisel incontra Lenny Bruce, arrestato per turpiloquio.

 

“Dorothy Parker Drank Here” (proprio la Dorothy Parker che al terzo Martini finiva sotto il tavolo, e al quarto Martini “sotto il suo cavaliere”) è il nome scelto da Amy Sherman-Palladino alla sua casa di produzione. Una garanzia di cinismo: Mr Maisel sembra uscito da un racconto della scrittrice, con la differenza che Dorothy l’avrebbe evitato come la peste, e Miriam invece se ne innamora all’istante. Vivono in un bell’appartamento nell’Upper West Side, la sera lui si toglie giacca e cravatte, si infila un dolcevita nero, e prima della crisi gioca a fare il comico, sempre al Gaslight Café. Con scarso successo, mentre lei – che ha smesso i tacchi alti per le ballerine e i pantaloni alla Audrey Hepburn – su un taccuino prende nota dei rari applausi e delle ancora più rare risate. “It’s very avant-garde” commentano gli amici, mentre scorgono tra il pubblico uno che somiglia a Allen Ginsberg (subito zittiti: “tutti qui somigliano a Allen Ginsberg”).

 

La crisi matrimoniale – “di una casalinga che non odiava la sua vita”, precisa la showrunner – viene amplificata da due mamme ebraiche di diversa estrazione sociale, ma ugualmente petulanti e inclini alla tragedia (anche loro già pronte per un bel numero comico). Degni di “Mad Men” i dettagli d’epoca: Miriam beve “Amaretto sour”, celebra la praticità del Pyrex che va in forno e pure in tavola, va a lezione di ginnastica dove l’interno coscia si rassoda stringendo una bottiglia tra le caviglie durante gli esercizi.

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