CAPTAIN FANTASTIC

di Matt Ross, con Viggo Mortensen, Frank Langella, George MacKay, Annalise Basso

Mariarosa Mancuso

"Preferisci festeggiare un elfo dalle orecchie a punta o il più grande filosofo vivente?” Il ragazzino vorrebbe l’elfo, pure Babbo Natale che con l’elfo ben si accompagna. Ma il genitore, come tutti i libertari, è inflessibile. Bandite le feste tradizionali – le stesse che sotto il nuovo presidente Donald Trump torneranno senza timidezze al centro della scena – celebra il “Noam Chomsky Day” in onore del grande linguista (stentiamo a chiamar filosofo uno che in materia di politica americana e di Israele pare aver imparato la lezione dai grillini). Papà Viggo Mortensen non accetta repliche anche su altri articoli di fede: le cattive multinazionali, i nemici che inquinano l’acquedotto, i giornali che tacciono le scomode verità. Convinto che ognuno debba procacciarsi la carne per il suo consumo personale, regala coltelli da caccia ai ragazzini (avvolti negli stracci, anche la carta da regalo è strumento demoniaco) e organizza riti di passaggio con interiora di cervo appena calde. Più farlo perché vive in una capanna nella foresta, seguendo gli insegnamenti di Henry David Thoreau. Non hanno una mamma i sei ragazzini costretti a memorizzare pagine dal “Capitale” di Marx, a leggere rispettando una tabella di marcia, a commentare “Lolita” come se fossero Harold Bloom, a non poter dire “interessante” perché è una parola insulsa, a leggere “The Joy of Sex” prima di aver curiosità su come nascono i bambini? Avevano una mamma, prima depressa e poi suicida. Per il funerale, la tribù è costretta a mettersi le scarpe (Viggo Mortensen non indossa neppure i vestiti, appena può) per tornare alla civiltà. Dove non si raccolgono bacche dai cespugli ma si fa la spesa al supermercato. Dove se la tua musica preferita sono le variazioni Goldberg suonate da Glenn Gould è difficile trovare una ragazza da corteggiare. I sei ragazzini costretti a fare gli hippie – da un hippie fuori tempo massimo – sono il sogno realizzato dei genitori progressisti d’oggidì, esclusa la carne e le ossa rotte in montagna. Matt Ross li satireggia con grandissimo gusto, senza fermarsi davanti all’ultimo scontro di civiltà: tomba con la lapide o ceneri buttate nel cesso?

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