GENIUS

Mariarosa Mancuso

Non bisogna aiutare i giovani artisti, i giovani artisti vanno dissuasi con ogni mezzo”, sosteneva il malmostoso austriaco Thomas Bernhard, che ha il suo erede cinematografico nel regista conterraneo Ulrich Seidl (abbiamo sempre pensato che “con ogni mezzo” volesse dire “soffocateli in culla”). Gli pubblichi il primo libro, e il secondo manoscritto te lo portano in casa editrice con la carriola: il romanzo c’è – anche il Mosé di Michelangelo era nel blocco di marmo –ma qualcuno dovrà pur prendersi la briga di tirarlo fuori. La storia è vera, i due eroi sono lo scrittore Thomas Wolfe (nato nel 1900, morto a 38 anni, per accrescere la fama di genio maledetto) e l’editor Max Perkins, in servizio alla Charles Scribner’s Sons di New York: fu lui a lanciare Francis Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway. Thomas Wolfe non è Tom Wolfe (lo scrittore che veste sempre di bianco, era Thomas all’anagrafe) e neppure va confuso con Tobias Wolff (volontario in Vietnam, racconta tutto in “Nell’esercito del Faraone - Ricordi di una guerra perduta”, reportage di guerra che ricorda “Mash”). Se avete curiosità di leggere le opere del genio titolare, sappiate che l’edizione italiana siglata Elliot del suo primo romanzo “O Lost - Storie della vita perduta” ha bellamente disfatto il lavoro che costò a Max Perkins tanta fatica (è la sindrome Carver: l’editor sputa sangue, litiga con l’autore, poi trova sempre qualcuno che in nome di chissà quale sorgiva autenticità, torna alla versione grezza). Siamo a New York negli anni 20, Colin Firth tiene il cappello anche quando sta alla scrivania e pranza in famiglia. Se un romanzo aveva successo mentre lo scrittore si trovava a Parigi, lo avvertivano con un telegramma. Le correzioni e i tagli si facevano con la matita rossa sui manoscritti. I litigi erano all’ordine del giorno. “Leviamo di mezzo le elucubrazioni sul rosa” implora uno. “Meno male che non hai avuto Tolstoj tra le grinfie, gli avesti fatto scrivere ‘Guerra e niente’” ringhia l’altro. Pochissimo spettacolare, da una biografia di Max Perkins uscita nel 1978 e scansata come la peste finché non è arrivato Jude Law. Sopra le righe, però meno di quando fa il Papa.

 

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