NON BUTTIAMOCI GIU'

Mariarosa Mancuso

    Nick Hornby dice con aria rassegnata che il film tratto dal suo romanzo gli è sembrato strano. A noi sembra strano che, pur lavorando solo come produttore esecutivo e non come sceneggiatore, se ne sia accorto solo a cose fatte. Deve aver esteso la regola “intasca i soldi dei diritti e scappa”, suggerita dal collega romanziere John Irving a margine di un adattamento funestato – il libro era “Le regole della casa del sidro” – da molti incidenti di percorso. Facendola diventare: “intasca i soldi dei diritti, aggiungi l'assegno che ti spetta come produttore esecutivo e scappa come nel caso precedente”. L'idea non era male, e infatti nel romanzo (uscito da Guanda nel 2005, comunque non il migliore di Hornby) funziona grazie soprattutto alle battute ciniche. Non c'è come salire sul grattacielo più alto di Londra con una scala per suicidarsi (i condomini seccati con delibera dell'assemblea hanno provveduto a qualche riparo dissuasore) per trasformare qualsiasi frase e gesto in una gag. L'uomo con la scala è Pierce Brosnan, presentatore tv rovinato dalla storia con una minorenne. La moglie lo ha lasciato, lui insiste che la ragazza gli sembrava più grande. Sistemata la prolunga per buttarsi nel vuoto, sul tetto dell'edificio arriva Toni Collette: “Scusi, ha intenzione di metterci molto?”. “Vada prima lei, se vuole”. “Ma no per carità, siamo tra persone civili, era qui prima di me”. Ai due adulti si aggiungono una ragazzina sciroccata (Imogen Poots) e il ragazzo che consegna le pizze (Aaron Paul in cerca di occupazione dopo “Breaking Bad”, prossima tappa “Exodus” di Ridley Scott). Decidono di aspettare fino a San Valentino, quando si rivedranno per il fatale appuntamento. Il meglio del film a questo punto se ne è andato. Nick Hornby raccontava le storie dei quattro, alternando i capitoli. Il regista francese di “Il truffacuori” punta sulle scene a quattro, tra cui una vacanza a Tenerife che non finisce mai, situazione più che mai stantia tutta corsette sulla spiaggia. Gli attori fanno del loro meglio, ma è difficile trovare il tono giusto quando le psicologie sono rudimentali: “Avevano solo bisogno di amici, ora sì che hanno un motivo per vivere”. A noi manca un buon motivo per resistere fino alla fine del film.