I LOVE YOU, MAN

Mariarosa Mancuso

    Si imbastardisce anche la commedia romantica, uno dei pochi generi finora rimasti puri e incontaminati. Non per virtù (come spesso succede). Per necessità (come succede ancor più spesso). Basta la sola idea di un film dedicato a uno sposalizio per tenere lontani dalle biglietterie gli spettatori maschi. Tranne quelli che ancora vogliono far bella figura con la nuova conquista; ma nella stessa delicatissima fase anche le femmine si presentano al meglio, gareggiando in arrendevolezza con le rivali e trascorse: mai proporrebbero un film romantico, sono piuttosto orientate verso la boxe di “Cinderella Man” (per questo durante il corteggiamento tutti sono felici, e dal fidanzamento ufficiale in poi arrivano le magagne: ognuno vuole tornare al suo genere preferito). Sembrava perfettamente inutile, quindi, sposare la commedia romantica ad altri generi, nel tentativo di vendere qualche biglietto in più. Eppure ci stanno provando, in parecchi e con risultati alterni. Qualche mese fa abbiamo visto “La ragazza del mio migliore amico”, che per essere una rom-com ha più di una battutaccia sulle femministe, dette da un professore che insegna “Women's studies”, e un'idea delle femmine non proprio lusinghiera. A Locarno – sarà nelle sale dal 18 settembre – abbiamo visto “(500) Days of Summer”, la prima commedia romantica girata dal punto di vista maschile (lo si capisce dal fatto che dà della “stronza” alla fanciulla che gli ha ispirato il film, un attimo dopo la classica frase: “Ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale”). L'ha diretta Marc Webb, molto più talentoso di John Hamburg che firma questo film, e prima aveva girato “Alla fine arriva Polly”, di cui ricordiamo solo un furetto e molte comiche intestinali. Di solito è la femmina, che si intrufola tra due maschi e rovina la pace. Qui sarà un maschio, a rovinare l'armonia della coppia. Il fatto è che Peter, alla vigilia delle nozze, ha bisogno di un testimone. Scartati il padre e il fratello, si accorge di non avere amici. Parte quindi con una serie di appuntamenti (quasi) al buio: un casting per trovare il candidato giusto. Quando incontra Jason (l'attore si chiama Jason Segel, e qui tiene addosso mutande e pantaloni, senza rifare il full frontal di “Forgetting Sarah Marshall” agli ordini di Judd Apatow) sarà complicità maschile a prima vista. Già si parla di “bromance”, che corregge il “romance” con la B rubata ai “buddy movie”.