la recensione

Con il suo “Innamorato”, Blanco arruola Mina e fa le cose in grande

Stefano Pistolini

Per il cantautore bresciano è finito l'apprendistato. Il suo è il tipico esempio di chi ha qualcosa da dire, e scende in campo per dirla. Come Jovanotti alla sua età

Attenzione, qui, per chi è interessato, la questione è complicata. Perché c’è aria di ricambio. E c’è un apparente conflitto tra il prodotto (la seconda grande uscita di Blanco), il supporto prescelto (un album long format, come quelli dei cantautori classici, roba che si pensava superata), i contenuti (dichiarazioni d’amore a tutto spiano per l’amata, per le persone care, per i compagni, nel pieno di una turbolenta, elettrizzante vita di corsa), le sue forme (un ambizioso tentativo di rendere vasto e orizzontale un suono modulare, generato in origine per instant trap song, ma qui spinto a evolversi, diventando linguaggio e grammatica) e tutto ciò che il ventenne protagonista rappresenta per una moltitudine di coetanei (coloro che lo adorano, lo capiscono e s’entusiasmano per il suo mostrarsi in mutande sulla cover, sentendosi rappresentati proprio da quel fare in apparenza assurdo, e poi dalla voce gutturale di Blanco, dall’urgenza e dalla fretta del suo cantare e da ciò che dice – e ci vuole poco a capire che funziona, sa quel che dice, ha una poesia sua e una contemporaneità, una presenza attuale che davvero significa qualcosa. Invece, magia, tutto funziona: Blanco dopo un anno e mezzo di avventure piuttosto pazzesche, un Sanremo dominato con Mahmood, un boost di popolarità come di rado se ne sono visti, elevato a idolo, modello, sex symbol, maestro di stile e mastro-cantante dell’Italia post trap, dopo un ritorno a Sanremo che è stato un mezzo disastro, ecco che pubblica il suo secondo album. Si chiama “Innamorato” e presenta come ospite speciale – scusate – Mina. A meno di non voler fare gli snob a tutti i costi, c’è da divertirsi.

 

Mettiamo a fuoco: Blanco è un cantautore? Sì, e questo è praticamente un concept album, in cui lui riscatta la banalità di buona parte dei contenuti con la foga con cui li affronta, perché per lui sono nuovi, perché ha appena vent’anni, il tocco magico e il potere d’arrivare dritto nell’immaginario dei coetanei – un potere che non ha prezzo, come dicono in quella pubblicità. Da un simile quadro ribollente esce fuori questo lavoro, a un mese di distanza da quello con cui Madame ha alzato l’asticella delle produzioni dei migliori tra i rappresentanti dell’ultima generazione artistica. Il messaggio è che l’apprendistato si è concluso e che chi ha l’arsenale giusto di cose da dire e di modi per farlo, ora scende in campo e si mette sulla mappa d’una imminente estate live che ha l’aria di riscrivere la borsa valori della nostra musica, per ciò che riguarda i consumi del pubblico principale, quello dei teenager ventenni che stanno sugli streaming, su TikTok e comprano i costosissimi biglietti dei concerti (Blanco sbarca all’Olimpico e a San Siro a luglio, dove si vince o si è eliminati, come nelle finali).

 

Intanto smutanda per “Innamorato” (la foto l’ha fatta in Bolivia, perché a quell’età si usufruisce di una smaterializzazione dei corpi solidi che poi svanisce presto e il mondo è uno stagno). “Innamorato” è frutto della collaborazione, intima e serrata, tra Blanco e Michelangelo, il produttore che ha la capacità di dare unità e coerenza alle idee dell’artista, mettendoci del suo sotto forma di una cosa che non sappiamo definire se non come un’urgenza digitale spontanea, una roba a cavallo tra romanticismo e realismo, astuzia e trasporto, una tavolozza e una serie di varianti estetiche a disposizione del ragazzo-prodigio che infine scende in campo come fosse Jovanotti alla sua età, travolge tutto, trasforma degli indizi in certezze, genera un mondo di visioni, problemi, sensazioni che sono accessibili/comprensibili in particolare a chi ha la sua età, ed è così che succede quando un personaggio può muovere le cose al punto da modificarle.

 

Blanco comunque si schermisce, dice che questo è solo un disco di transizione, che il meglio deve ancora venire, che il successo non gli fa né caldo né freddo, che a lui piace sentire vicina una ragazza da adorare, amici con cui divertirsi, e che i soldi è meglio quando non ce li hai (pensiero-punto di partenza tutto da analizzare, meno stupido di quel che sembra) e che Mina, sì, è stato bellissimo, l’ammira tanto, è entrata come una dea a cantare “Un Briciolo di Allegria”, peccato che non gliel’hanno nemmeno fatta incontrare, ma insomma è così, i miti stanno lassù, sul piedistallo, e lui nel pezzo che conclude “Innamorato” invece parla di quando appena ieri andava in quattro sul motorino coi suoi sodali (“nessuno col casco in testa / per sentirsi il vento in faccia”) e la vita sembra un’autostrada. E noi, a questo punto e con queste premesse, ci mettiamo a guardare con un certo entusiasmo, per capire dove e come tutto ciò andrà a finire. 

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