Perenne oggetto del contendere nel pallido confronto tra generazioni che tutto al più vale un programma tv della Marcuzzi, i Måneskin, veri o presunti rocker, tornano in scena col nuovo album “Rush!”, che esce oggi, tra roboanti annunci di un tour con mezzo milione di biglietti già venduti e iniziative promozionali che coinvolgono, ovviamente, come minimo Alessandro Michele (e chi pensavate? Giorgio Armani?). Insomma riparte il giochino Måneskin sì/no, ma solo tra bande di ostinati passatisti e cinguettanti modernisti del sabato pomeriggio. Più che altro va invece vista, prima di passare ad ascoltare, l’architettura del business edificato attorno alla band romana, osservare il ruolo loro riservato – scopertamente quello di starlet-oggetti, ma non più dei colleghi pop d’oltreoceano, ora trapiantati a Los Angeles, affiancati docilmente agli Stones per un’apparizione dedicata ai duri d’orecchi e poi spediti a registrare in giro per il mondo, col diktat di cantare in inglese – ci risiamo con la solfa del mercato internazionale, che ci fai con l’italiano.
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