Photo by Amy Harris/Invision/AP

Il ritratto

L'addio discreto di Charlie Watts, il batterista elegante dei Rolling Stones

Ezio De Pascalis

Keith Richards lo definiva "il migliore": l'ultimo membro a entrare nella band, morto oggi a 80 anni, era agli antipodi del rock'n roll trasgressivo. Ma anche un talentuoso collante, perfetto contraltare agli eccessi di Jagger e soci

Se n’è andato “serenamente”. Così, con quell’avverbio che apparentemente stride con la storia e l’immagine degli Stones, la famiglia ha annunciato oggi la morte di Charlie Watts. L’ottantenne batterista delle Pietre rotolanti soffriva di cuore e nei giorni scorsi aveva annunciato la rinuncia all’ultimo tour della band britannica. "Per una volta sono andato fuori tempo", aveva spiegato lui dopo l’annuncio del ritiro, dietro consiglio dei medici che gli avevano imposto assoluto riposo dopo un intervento cardiaco. Purtroppo, quell’operazione non è stata sufficiente ad allungare la vita del leggendario batterista, che si è spento in un ospedale di Londra, la città in cui era nato, circondato dalla sua famiglia.

 

Subito una pioggia di messaggi di cordoglio dal mondo della musica. Ringo Starr, il suo collega alle bacchette dei Beatles, l’unica band che superò gli Stones per fama, ha pubblicato ieri due foto che lo ritraevano con Watts, una recente e una risalente a qualche decennio fa. Anche Paul McCartney ha pubblicato un commosso video per rendere omaggio al musicista della band “rivale”. Alla quale in realtà i Beatles erano legati da amicizia e stima, basti pensare che uno dei primissimi successi della band di Jagger, “I wanna be your man” era firmata da McCartney e Lennon.

Misurato nel gesto, riluttante, eccentrico ed elegante, Watts era un perfetto contraltare agli eccessi di Jagger e soci. Appassionato ascoltatore di jazz fin dall'infanzia e cresciuto nel mito di Charlie Parker e Thelonious Monk, si approcciò alla batteria a tredici anni, usando come un tamburo un banjo a cui aveva tagliato il manico.

Grafico mancato, mise negli anni la sua talentuosa mano da disegnatore a servizio del quintetto, sia con vignette come quelle sul retro di copertina di 'Between the Buttons' del 1967, sia nella progettazione dei palcoscenici, una delle chiavi del successo planetario degli Stones, inarrivabili per potenza nei loro live.

 

Il suo gusto per gli abiti di sartoria classici era agli antipodi del look trasgressivo dell’amico e socio Keith Richards, pirata del rock’n roll. Tranquillo anche nella vita privata: si sposò nel 1964 con la pittrice Shirley Ann Sheperd, tre anni più vecchia di lui, che è rimasta sua compagna per la vita, in quel villaggio inglese dove il batterista si dedicava anche all’allevamento di cavalli arabi, una sua grande passione. Sposo fedelissimo, la sua virtù era quasi leggendaria negli anni delle groupie e degli eccessi sessuali. Neanche quando gli Stones furono invitati da Mr Playboy, Hugh Hefner, Charlie cadde in tentazione, ma preferì chiudersi nella sala dei giochi dell’editore.  

Figlio di un camionista, cresciuto a Wembley, si era unito ai Rolling Stones nel 1963, buon ultimo, per non lasciarli mai. L’anello di congiunzione tra Watts e il resto della leggendaria band era stato il compianto Brian Jones. Minimalista la sua batteria con i quattro tamburi canonici, anche negli anni in cui i drummer sfoggiavano strumenti mastodontici. Non Watts, che non amava l’eccesso e proprio come il collega Ringo non era interessato all’assolo di batteria. Preferiva accompagnare e tenere il tempo, pilastro della ritmica degli Stones, ammirato dai compagni. “Il migliore”, lo definiva Keith Richards. Non solo con le bacchette in mano: Watts era considerato da molti il vero collante che aveva tenuto insieme per decenni la band, proprio per l suo carattere calmo e riflessivo, così diverso dagli altri membri del gruppo. Sapeva stare nella canzone, sapeva cogliere il valore dell’essenzialità, era un virtuoso che non faceva nulla per apparire, ma generazioni di appassionati ne hanno apprezzato il talento musicale. La rivista Rolling Stone lo posizionò dodicesimo nella classifica dei cento migliori batteristi di sempre. Se n’è andato in un martedì, un tuesday che non è Ruby ma solo triste per gli Stones e per la musica.

Di più su questi argomenti: