San Giovanni romantica

La canzone di Fulminacci su com’è diventata la ex roccaforte della rivolta di piazza è un inno per le sardine

Simonetta Sciandivasci

Sotto un tetto di stelle vicino San Giovanni, con la luce e col fumo che scappano tra i panni, tu che non stai con nessuno ma io con te da anni”. Così fa la nuova canzone di Fulminacci, ragazzo prodigio (22 anni) del cantautorato romano, che è uscita qualche giorno prima che piazza San Giovanni tornasse in mano all’antagonismo giusto e nuovo delle sardine, che domenica scorsa l’hanno riempita.

 

 

“La dedico a chi desidera la donna d’altri”, ha scritto su Instagram il giovane favoloso della canzone italiana, targa Tenco la scorsa estate. Il nome Fulminacci gliel’hanno dato a casa, che è un posto affollato da zii, nipoti, fratelli, sorelle, genitori; sapete quelle enormi famiglie romane dove tutte sono mamme di tutti, tutti padri e figli di tutti, e che credevamo di poter vedere ancora soltanto in “Roma” di Fellini. Esistono, invece. Fino alla scorsa primavera, Fulminacci era uno da scoprire, con tutto da esordire, e ai suoi innumerevoli parenti appaltava la gestione della bancarella con il merchandising e così tu andavi a comprare il suo disco e stringevi la mano a sua madre – complimenti, signo’, ‘sto regazzino suo è ‘nfenomeno.

 

Ci voleva uno così, di Testaccio, per liberare San Giovanni dalla narrazione pigra di boomer e millennial, quelli che ancora la considerano “la piazza difficile” dei sindacati, della sinistra, il posto che consacra o ammazza ogni movimento, rivolta, ballata. Quelli che quella piazza se la contendono ancora, anche se è stata una donna d’altri, circondata dalla streghe che ancora si tengono buone coi falò estivi in tutto il quartiere, anche se lo scorso Primo Maggio, sul palco di Cgil, Cisl e Uil ci è salito Achille Lauro, mica uno coi bonghi. San Giovanni si colora di rosso sfumato, sta tra San Lorenzo che è perduto e il Pigneto che è gentrificato: di sinistra c’è un odore che non condiziona, ma evoca.

 

Il giorno prima che la sua “San Giovanni” uscisse, Fulminacci è stato derubato: aveva parcheggiato la macchina a pochi passi dalla fatidica piazza, e non l’ha trovata più. Grande metafora, o parabola, o preconizzazione – lo stabiliremo più avanti, a sardine cresciute. A cantare come s’è sgomberato il campo dalle vecchie ideologie, e dai vecchi muri che non proponevano più nuovi eroi, a preparare la piazza per le sardine e la loro gentilezza e le loro cose nuove ci ha pensato, senza volerlo, una canzone costata una macchina a un GenZ. “Mi viene sonno ma ti voglio guardare, c’è Lucio Dalla per vederti ballare”. E c’era davvero, Dalla, domenica, a far cantare e ballare le sardine, che se accettano consigli questo pezzo lo potrebbero usare come inno. “Mi viene sonno ma ti voglio guardare”: così parla un ventenne favoloso davanti alla politica. O così sarebbe bello che facesse. La politica, dopotutto, è una donna d’altri.

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