Mara Maionchi (foto LaPresse)

Le avances di Noel Gallagher a Mara Maionchi ci salvano dalla noia di X Factor

Simona Voglino Levy

Sesta puntata live del talent show: nessuna emozione, due eliminazioni (Rita Bellanza e Andrea Radice). Mancano semifinale e finale poi, se Dio vuole, le luci si spegneranno 

Emozioni: nessuna. Eliminazioni: due. Quella di Rita Bellanza, la ragazza con la storia difficile sul filo costante dell’esclusione da che si è aperta la competizione e quella di Andrea Radice, il timido pizzaiolo partenopeo che di pizza deve mangiarne troppa.

La sesta puntata di live è stata noiosissima. Roba che alle 22.40, alla fine della prima manche, l’occhio già tendeva a chiudersi irrimediabilmente.

 

Persino i giudici hanno dato l’impressione di non divertirsi, imprigionati nello schema antico che mette prima la performance e poi, in sequenza, i loro commenti ormai sempre uguali a se stessi, nella dialettica oltre che nei concetti. Tutti concordi sull’ineccepibilità di performance ormai incatenate nella perfezione piatta di un bel canto cucito su misura per i riflettori che lo illuminano.

 

E se le scorse due puntate a risvegliare lo spettatore dal torpore della ripetitività ci avevano pensato le scaramucce della giuria, questa volta nemmeno. Calma piatta e tutti d’accordo in un rimpallo di complimenti identici ai concorrenti che, sorridenti, incassano e portano a casa con i soliti “grazie, grazie davvero”.

 

E dunque, unica nota di colore, oltre alla mise inquietante di Levante in versione cotonata con la faccia imbastita da un trucco anzitempo carnevalesco, rimasta definitivamente orfana di concorrenti (Rita era la sua ultima speranza), le avances spregiudicate di Noel Gallagher – ospite d’onore della puntata - a Mara Maionchi. L’ex Oasis si è profuso in ammiccamenti sfacciati rivolti al giudice decano fino alla sortita finale, prima del congedo: “Non so chi tu sia, ma mi piaci tantissimo”. E chissà come l’ha presa il di lei marito, noto autore del panorama musicale nostrano e figlio d’arte (è di suo padre Tu vò fa’ l’americano, tanto per dire), Alberto Salerno.

 

Unici a distinguersi nell’arido paesaggio di cui sopra, i Maneskin. Che per quanto incontrino gusti difficili da scovare qui in Italia, hanno regalato una performance a dir la verità rocambolesca, nella quale il giovane frontman Damiano s’è appeso con destrezza invidiabile ad un palo (da lap dance?), per lanciarsi in un’interpretazione assai grintosa di “Kiss this” dei The Struts, e lo ha fatto da professionista. Affermato. Per poi, sul finale della sua discinta esibizione, mostrare alla telecamera la chiappa destra marchiata indelebilmente con una scritta il cui messaggio lascia scarso sfogo alla fantasia: “kiss me”. E, se come afferma il loro giudice, “non esiste musica senza oltraggio”, i ragazzi hanno fatto strike.

 

E quindi, le esibizioni. Quella dei Ros, rumorosissimi al solito e dati per spacciati dalla seconda puntata, che hanno invece scavallato la sesta, aggiudicandosi la semifinale. Enrico Nigiotti, forte del suo inedito in cima alle classifiche streaming, ha intrattenuto con un’interpretazione personale e intensa di Mi fido di te di Jovanotti (che giusto oggi se ne esce col suo nuovo disco “Oh, vita”).

   

Il consueto buon passaggio di Samuel Storm arricchito da una scenografia, come sempre, eccessiva e poco adatta alla sua goffaggine scenica. Andrea Radice con una versione troppo pulita di Diamante di De Gregori e Zucchero. I Maneskin dati per vincitori dai bookmakers (Sisal li dà a 1,65, in crescita rispetto alla scorsa settimana quando stavano a 2), “un mix tra coattagine e sicurezza di noi stessi”, hanno imperversato con una ballata di Shawn James. Mentre Licitra ha azzardato con Freddy Mercury. Addirittura.

  

I concorrenti sono rimasti in 5: 2 di Mara Maionchi, 2 anche per Agnelli, 1 solo per Fedez. Nulla è rimasto in mano a Levante che, giudice d’esordio in casa X Factor, ha concluso il suo percorso senza lasciare il solco, vittima di un personaggio troppo costruito che è finito per risultare oltre che artificiale, anche antipatico.

 

Non resta che aspettare la semifinale di giovedì prossimo, quindi la finale, così poi, se dio vuole, le luci si spegneranno per lasciar posto alle lucine. Quelle di Natale.