Taylor Swift (foto LaPresse)

Così la bulla Taylor Swift fa soldi con la scusa della vendetta in musica

Manuel Peruzzo

Per accaparrarsi un biglietto per il tour tra le prime file ai suoi fan non basterà pagarlo di più, dovranno affiliarsi ad un vero e proprio programma fedeltà

Look What You Made Me Do, guarda cosa mi hai fatto fare. Abbiamo accettato l’invito di Taylor Swift e abbiamo guardato il video del primo singolo (oltre 215 milioni di visualizzazioni) dell’album Reputation, in uscita a Novembre. Nella prima scena, Swift è uno zombie che esce da una tomba sulla quale si legge “qui giace la reputazione di Taylor Swift”. Poi la vediamo in una vasca piena di diamanti, su un trono circondata da serpenti, in una voliera. La canzone è costruita come una hit dance elettro aggressiva molto pop, con un testo che parla di vendetta generale interpretabile come meglio si crede: e infatti può sembrare sia l’arco narrativo di Arya Stark in Game of Thrones sia un attacco a un ex fidanzato, ai media o alle pop star. 

 

  

Il video ha diversi livelli di lettura. Quelli espliciti: una popstar entrata nella fase aggressiva della sua carriera (rapinatrice, biker sadomaso, tronista con serpenti); quelli impliciti: sono per chi ha seguito Swift tanto da vicino da poter cogliere i dettagli come il dollaro nella vasca, che è quello che simbolicamente ha chiesto per danni a David Mueller per molestie; i serpenti sul trono che le versano da bere sono sia il modo in cui ha lanciato il disco (come i Radiohead ha cancellato ogni sua presenza sui social network sostituendola con dei serpenti), sia simbolo che hanno usato i detrattori per darle della falsa (Kim Kardashian l’ha subtwittata con i serpenti nella controversia su quel verso del marito Kanye West in “Famous” nel quale citava Swift “l’ho resa famosa io quella stronza”). Un tempo c’erano tette e culi, oggi ci sono i fermo immagine e le discussioni su Reddit. È la nerdificazione della cultura attraverso i social. 

 

Look What You Made Me Do è una canzone che finge d’essere aggressiva e satirica ma è in realtà il solito modo in cui dire “io sono buona, siete voi che fate schifo”, nello stesso modo in cui nessuno può credere a “Shake it off” quando dici che non ti importa di quel che pensano gli altri di te: se ci fatturi sopra un po’ ti importa. Sappiamo quanto venda il vittimismo. “Better Than Revenge” è del 2010. Come in molte canzoni di Swift c’è un retroscena mediatico: Joe Jonas l’aveva lasciata per un’altra. E con chi se la prese Swift? con la ragazza che glielo ha rubato “She’s an actress. She’s better known for the things that she does / On the mattress”. E concludeva con: “She should keep in mind / There is nothing I do better than revenge”. Swift è una specie di fantastica Amy di "Gone Girl" vittima dei media e degli uomini, così buona che ti sputtana con milioni di follower. E ti costringe ad amarla.

 

Guarda cosa mi hai costretto a fare è anche quello che si sono detti i fan quando hanno capito che per accaparrarsi un biglietto per il tour tra le prime file non basterà pagarlo di più, ma affiliarsi al programma Taylor Swift Tix, cioè il Ticketmaster’s Verified Fan program. Come funziona? Devi dimostrare d’esserle fedele: condividere link dei video, preordinare l’album e magari comprare un anello a forma di serpente, quello che indossa nel video promozionale di Look What You Made Me Do, insieme a magliette, cappellini, e merchandising con versi delle canzoni che ha già registrato come marchi. Ovviamente Swift lo fa per voi: l’hanno costretta a farlo, è colpa dei bagarini. Lo spiega in un video con un gatto animato che vi convince che diventerete più poveri ma vi divertirete un sacco. Swift migliora il metodo Casaleggio: la democrazia online è dove possono votare solo i fan più leali, che comprano quello che offri e ti sono fedeli, ma con il ricatto di una migliore esperienza e un posto privilegiato. In effetti c’è una sola cosa che le riesce meglio della vendetta: fare soldi.

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