
(foto Ansa)
passerelle virtuali
La bolla delle modelle, l'accordo con la Russia
Un'altra fashion week sui generis. Con registrazioni di sei ore
“Non chiamarli più casting, ormai è più corretto definirli audizioni, come in teatro. E dopotutto, questo sono. Sostanzialmente, una selezione di attori. I miei collaboratori non hanno nemmeno più il planning delle sfilate, ma delle registrazioni. Che talvolta durano anche cinque, sei ore”, dice al telefono Piero Piazzi, ceo di Women Milano, da tempo remoto (ma non diciamo quanto: è ancora un uomo bellissimo e ci tiene) uno dei più famosi agenti internazionali di modelle. Negli anni ha lanciato chiunque vi venga in mente, da Marpessa a Monica Bellucci ad Alessandra Ambrosio. Ama dire che “la bellezza non è perfezione ma equilibrio elegante fra elementi diversi” e in queste ore è molto sconsolato. Solo Fendi ha ingaggiato quaranta modelle per la sua sfilata; il resto delle maison e dei marchi non supera la metà. Business ridotto di due terzi, perché in questi giorni si vanno costruendo non sfilate vere e proprie, ma recite e spettacoli in grado di restare nella memoria di milioni di persone già sovra-sollecitate dall’esposizione costante ai video.
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