La sfilata di Chanel a Parigi. Foto LaPresse/Reuters

La mitologia moderna sfila sulla passerella di Chanel

Francesca Parodi

La nuova collezione Cruise 2018 è un inno allo stile classico dell'antica Grecia, ma è stata presentata a Parigi perché Atene ha negato l'uso dell'Acropoli 

Ancora una volta, la Grecia classica torna ad essere modello e fonte di ispirazione. Dopo aver fornito i punti di riferimento ad architetti, artisti e letterati di diverse epoche storiche, ora il neo classicismo ha ispirato anche la nuova collezione primavera-estate di Chanel: le modelle, nuove Afroditi, hanno sfilato con indosso toghe, pepli bianchi e oro, sandali alla schiava e coroncine d’alloro. Il nome della collezione è un ossimoro, “Modernity of Antiquity” (“la modernità dell’antico”), e infatti la rielaborazione del passato in chiave moderna è tradotta in creazioni originali, come tweeds sfilacciati, abiti a forma di anfora e persino scarpe con tacco a forma di colonna.

    

L’ambientazione della sfilata era un tempio in rovina, tra ulivi, rocce e un tramonto sul mare come sfondo. Non elementi reali, ma ricostruiti come una scenografia teatrale all’interno del Grand Palais di Parigi, in un allestimento che ha richiesto tre settimane per la costruzione, nove giorni per l’assemblaggio e l’impiego di cinquanta artigiani. Il direttore creativo Karl Lagerfeld è stato costretto a questa “scelta di ripiego” dopo che Atene gli ha rifiutato il permesso di sfilare direttamente sull’Acropoli. La stessa sorte era toccata lo scorso febbraio alla casa di moda Gucci, che, secondo la stampa ellenica, aveva offerto alla città due milioni di euro per sostenere i lavori di restauro in cambio della temporanea occupazione del Partenone. Nonostante la profonda crisi economica del paese, la Commissione archeologica della Grecia aveva rifiutato la proposta, sostenendo che una sfilata di moda fosse incompatibile con un tale simbolo di patrimonio culturale (ma proprio sull’Acropoli nel 1951 aveva sfilato Dior e più tardi erano stati girati gli spot di Coca Cola, Lufthansa e Verizon). Per due volte di fila, intenzionalmente, Atene ha così perso l’occasione per mettersi in mostra e la possibilità di valorizzare il proprio patrimonio artistico.

    

In questo caso, è interessante notare che tra Chanel e la classicità esiste un legame poco conosciuto ai più e che risiede nell’interesse di Coco per l’antica Grecia. Gabrielle (vero nome della stilista), pur venendo da una famiglia umile, era una donna colta e il suo stile venne fortemente influenzato dal mondo dell’arte e della letteratura. Possedeva infatti una vasta biblioteca, che comprendeva anche opere di poeti e drammaturgi greci e latini, come Omero, Virgilio e Sofocle. Coco stessa, durante la sua carriera da costumista, disegnò gli abiti per due opere teatrali del suo amico poeta Jean Cocteau, Antigone ed Edipo Re, realizzando delle tuniche di lana, decorate con motivi greci. Ma furono soprattutto le arti figurative ad influenzarla. Dalla tradizione classica infatti la stilista riprese le linee semplici e pulite che caratterizzavano la scultura del IV-V secolo a.C. e le traspose nella moda: la semplicità dei suoi vestiti si opponeva alla ricercatezza eccessiva della moda ottocentesca, essendo priva di dettagli superflui e arricchimenti per lasciare spazio solo ad un’eleganza essenziale. Così come il principio cardine dell’arte classica, cioè l’ideale della giusta proporzione e dell’equilibrio fra le parti, trova un'eco nello stile creato dalla Mademoiselle. Lei stessa disse, in un aforisma diventato poi celebre: “La moda è come l’architettura, è tutta una questione di proporzioni”.

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