l'anteprima

La nuova Icona Ferrari è un pieno di emozioni. Ecco Daytona SP3

Il richiamo al passato si sente, ma non diventa mai nostalgico. L'ultimo prodotto della casa di Maranello starebbe bene esposta in un salotto accanto a un Picasso

Umberto Zapelloni

“Ci sono dei clienti che si sono commossi. Altri sono rimasti senza parole”. La nuova Icona Ferrari ha colpito il cuore e scatenato le emozioni dei collezionisti che hanno potuto ammirarla in anteprima la scorsa settimana a Firenze. La Daytona SP3 è una macchina per pochi fortunati (599) dal conto in banca importante (2 milioni di euro), ma è soprattutto un pieno di emozioni per chi ama le auto. Si ispira alle grandi vetture Sport Prototipi della casa e riesce a trasformare il passato in un’opera d’arte futuristica, un oggetto che se non fosse per il 12 cilindri più potente (840 cavalli) mai prodotto a Maranello nascosto sotto il vestito, starebbe bene esposta in un salotto accanto a un Picasso.

 

“Se la Roma era una Formula 1 in abito da sera, questa è un’opera d’arte”, ammette Flavio Manzoni, il responsabile del design ferrarista, che ancora una volta ha superato se stesso disegnando una vettura che emoziona a prima vista senza bisogno di sentire il suono del suo motore. Il richiamo al passato si sente, ma non diventa mai nostalgico. La storia si respira, ma si trasforma in futuro. “E’ un’auto che si stacca dal passato per arrivare nel futuro”, racconta Manzoni. Nella Daytona SP3 leggi tratti che hanno caratterizzato le 330 P3/4, la 330 P4, la 412 P, ma non è una rilettura di quelle auto mitiche che conclusero in parata la 24 ore di Daytona del 1967 sotto la regia di Franco Lini, è una trasposizione di quelle auto nel futuro. Un esercizio che potrebbe sembrare semplice, ma non lo è affatto. Alla Ferrari era riuscito con le Monza SP1 e SP2, le prime Icona prodotte in 499 esemplari e andare subito a ruba. Oggi chi ha comprato una Monza è stato invitato a vedere in anteprima la Daytona SP3 e gli ordini sono piovuti come il riso sulle spalle degli sposi.

 

Ne verranno prodotte solo 599. Ma se fossero state mille o anche due mila non sarebbe stato difficile piazzarle. Le vetture della serie Icona fanno bene al bilancio (2 milioni per 599, fate pure voi i conti), ma non solo perché aiutano la Ferrari a raccontare la sua storia e a mantenerla viva tra gli appassionati. La Daytona è uno di quei sogni che aiutano a vivere, come direbbe l’uomo della notte. Una vettura dalle forme scultoree, ma anche sensuali e soprattutto una vettura pura che sotto l’abito elegante ha un motore termico. “Non abbiamo voluto puntare sull’ibrido, che pure ci dà tante soddisfazioni con la SF90, per conservare una certa purezza, tornare alle sensazioni di quegli anni pur con tutta la tecnologia e i materiali di oggi. Per lo stesso motivo non abbiamo voluto un’aerodinamica attiva ma abbiamo giocato sui flussi senza appendici ingombranti”, spiegano Enrico Galliera, Michael Leitner e Flavio Manzoni, la santa trinità che governa la Ferrari di oggi.

 

“Questa è una vettura che trasmette emozione a chi la guida, ma anche a chi la osserva. Si ispira al passato ma anche alla LaFerrari dove avevamo introdotto l’uso di materiali derivati dalla Formula 1 e ha prestazioni che trasmettono il puro racing spirit, quello spirito che è tipico dei piloti”. Le prestazioni parlano di oltre 340 orari, di un’accelerazione da 0-100 in 2”85 e da 0-200 in 7”4. Non c’è ancora un tempo di riferimento a Fiorano, ma non andrà lontana da LaFerrari aperta. Daytona SP, un nome che è stato motivo di dialogo all’interno con qualche voce che non lo gradiva più di tanto (c’era chi voleva chiamarla Le Mans visto che nel 2023 la scuderia tornerà a corrervi in top class con la hypercar), nasce come vettura aperta per permettere di godersi meglio tutte le sensazioni, ma è dotata sia di tettuccio rigido in carbonio (da lasciare in garage) che di tettuccio in tela (posizionato nel vano anteriore dove trovano posto anche uno spazzolino da denti e un rasoio).

 

Alla sua anteprima la Daytona SP3 si è presentata in un nuovo Rosso Magma “Ma questa è un’auto che sta bene in bianco, giallo, nei colori metallizzati. Io la prenderei gialla”, confessa Flavio Manzoni che ha combinato con magia forme geometriche e forme plastiche rendendo quest’icona ancora più particolare. Un’auto che non passa inosservata, ma soprattutto una Ferrari. Toglietele pure il Cavallino, ma resterà una Ferrari a prima vista. “Una supercar perfetta per la pista, ma anche un’opera d’arte”.

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