Il Foglio mobilità
La tecnologia esiste manca l'educazione alla nuova mobilità
Dovremmo imparare a muoverci inquinando meno facendo un mix tra i diversi mezzi di trasporto. Oggi è necessaria una policy nazionale ed europea
Che cosa manca oggi nel settore della mobilità? Di sicuro non manca la tecnologia. Dai motori elettrici, alle sfide dell’idrogeno, alla guida autonoma, sembra che si stia andando avanti a passo spedito. Manca invece l’educazione alla mobilità e dunque manca la cultura della mobilità, che non è per niente diffusa nel senso comune.
Di conseguenza tutta una serie di “luoghi comuni” continuano a imperversare, come quello dei commercianti in rivolta contro le ZTL, ai quali è difficile spiegare che la riqualificazione urbana valorizza i loro luoghi, ma passa necessariamente per il recupero degli spazi pubblici, vie e piazze, prima per le persone e poi per le biciclette, limitando circolazione e sosta dei veicoli a motore. Questi ultimi sono infatti diffusi in numero enorme: 39,5 milioni di automobili, 6,9 milioni di motocicli, 5,7 milioni di veicoli industriali sono le cifre in Italia a fine 2019.
Siccome ci muoviamo di continuo, con un vero e proprio modello di “ipermobilità”, dovremmo farlo inquinando meno, perché le polveri sottili fanno male alla salute e perché i gas serra fanno male al pianeta. Questo senza considerare il problema più sconvolgente, quello degli incidenti stradali. C’è bisogno di usare i mezzi pubblici e la “mobilità attiva”, cioè andare a piedi e in bicicletta, facendo un mix razionale tra i diversi mezzi di trasporto. L’automobile è fondamentale per la vita moderna, ma è necessario usarla con razionalità e renderla meno inquinante.
Purtroppo manca una policy nazionale ed europea della mobilità, per cui si procede in ordine sparso e gli amministratori locali più accorti sono lasciati soli ad affrontare le proteste, ogni volta che vogliono limitare la circolazione stradale, perché i cittadini confondono il diritto di muoversi con il diritto di muoversi a motore.
Nonostante l’affermazione di alcune “buone pratiche”, il panorama complessivo non appare dei migliori: auto e moto con motori a benzina e diesel persistono nell’inquinare l’aria e i suoni delle nostre città; camion e furgoni continuano a trasportare la maggior parte delle merci, che dovrebbero ove possibile viaggiare in nave e in treno; gli aerei solcano i cieli, persino laddove esistono ferrovie ad alta velocità, in nome del principio di libera concorrenza… forse inopportuno per salute delle persone e del pianeta.
Stefano Maggi
Professore di storia delle comunicazioni e dei trasporti e Storia dello sviluppo all’Università di Siena.
Autore del libro “Mobilità sostenibile” edito dal Mulino