Dialogo con due attivisti di Rubio che sentono una strana nostalgia di Bernie, cioè di un'idea per cui vivere

    A quella che nelle intenzioni doveva essere una festa per lo spoglio elettorale del New Hampshire ho parlato a lungo con due giovani attivisti di Marco Rubio, che chiameremo Ben e Mike. Studiano in un’importante università del Massachusetts, che chiameremo Harvard. Ben e Mike erano vivaci, intelligenti, colti, pieni di buoni argomenti, abituati a parlare con gente liberal, e per questo il team del candidato in questi contesti li manda a pascolare fra personaggi mediamente molto di sinistra, che chiameremo giornalisti.

     

    Ben e Mike erano marziali come tutti i rispettabili volontari di una campagna elettorale, ma non erano robotici. Così, dopo aver cercato di convincermi che se dai conteggi sottraevi gli indecisi pigri, aggiungevi gli indipendenti disillusi, moltiplicavi per la maggioranza silenziosa, tenevi conto delle strade innevate e sovrapponevi tutto questo alla mappa dei distretti del New Hampshire del 1980, veniva fuori che Rubio aveva stravinto, mi hanno detto che la cosa che li feriva di più non era la nottata oggettivamente pessima del loro candidato, quanto lo spettacolo abominevole di un partito che si spacca su piccole vicende di potere, con candidati che lottano per difendere rendite di posizione.

     

    “La cosa positiva è che tutti nel partito possono correre e provarci, non ci sono ordini dall’alto, ma così, certo, non è un grande dibattito”, ha detto Ben. Emergeva quasi un sentimento di invidia nei confronti del partito democratico, immensamente disprezzato dai due giovani per quanto riguarda i contenuti, ma se non altro dedito a discuterli, i contenuti, al netto di tutte le beghe politiciste e personaliste che il lungo processo elettorale necessariamente impone. Loro si scannano sulla visione ideologica del partito, noi ci scanniamo e basta. E così questi figli del conservatorismo perbene per un attimo hanno invidiato i loro coetanei che sentono “the bern”, ché anche loro, su sponde opposte, sentono il bisogno di un ideale, per quanto imperfetto, a cui dedicare la vita.